Cari fratelli Molinari

domenica 2 Giugno 2013

Labandadelformaggio

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Quando per esempio mi arrivano a casa quei cataloghi, quei cataloghi lì dei supermercati, che son quelle cose che non si posson citare, dentro nei libri, quei supermercati lì, che io non devo dirne il nome perché altrimenti poi, quando esce il libro, mi fanno causa, cioè, non fanno causa a me, magari, se e quando esce il libro, ma magari fan causa a mia figlia, o a mio nipote, se mai ce l’avrò, non credo, e comunque basta che io dico la cosa in un modo che non si capisce chi intendo e non fan causa a nessuno, quindi diciamo che i supermercati si chiamano, non so, Molinari, che son dei supermercati di proprietà dei Fratelli Molinari, che uno si chiama Ugo, l’altro Germano, e hanno fondato l’impresa negli anni quaranta e adesso è una delle imprese più floride nel business dei supermercati e loro, i fratelli Molinari (non esistono, è un nome inventato, non c’è, non ci sono), hanno avuto successo perché si sono specializzati negli ipomercati, cioè nei supermercati piccoli, e ogni tanto mandano a casa quei quadernetti con tutte le offerte che a me piace moltissimo fare i conti di quello che risparmierei se aderissi a tutte quelle offerte del cazzo che mi fanno, per esempio Spendi e riprendi il 20 per cento su centinaia di prodotti tecnologici del nostro catalogo multimedia, che a me verrebbe da scrivergli «Cari fratelli Molinari, buongiorno, volevo chiedervi, ma a me, cosa mi interessa, di riprendere il 20 per cento sul vostro catalogo multimedia, se per riprendere il 20 per cento dovrei comperare, cioè spendere il 100 per cento, un centinaio di prodotti dei quali non ho assolutamente bisogno? Eh?». Invece non gli scrivo così. Gli scrivo in un altro modo.

Cari fratelli Molinari, – gli scrivo, – ho visto il catalogo dei vostri ipomercati e volevo farvi i complimenti perché, come sempre, fate dei cataloghi bellissimi.
Lasciatelo dire a me che son del mestiere: pur nella povertà dei mezzi che avete, voi avete fatto, con quel che avevate, un capolavoro, anzi, lo fate tutti i mesi; voi siete riusciti, attraverso questi cataloghi, a fare quel che il filosofo francese Bergson diceva essere il compito del vivente: voi avete fatto dei vostri limiti una forza.
La cosa mi dispiace, cari Fratelli Molinari, ma non per un’invidia che non dico non faccia parte della mia personalità, ne fa parte altro che, ma non in questo caso.
In questo caso mi compiaccio e mi dispiaccio nello stesso tempo.
Mi compiaccio della qualità del vostro lavoro, e mi dispiaccio per il fatto che non posso approfittare delle offerte che, con tanta arte e tanta perizia, mi sottoponete tutti i mesi. Voi vi chiederete «Perché?».
Perché c’è un vostro ipomercato, in via Speranza, a Bologna, dove io sono stato ingiustamente redarguito da una vostra impiegata la quale, anche se avesse avuto ragione, e forse un po’ aveva ragione, è stata così maleducata che mi ha costretto a strappare davanti ai suoi occhi la tessera fedeltà degli ipomercati Molinari, cari fratelli Molinari.
Voi vi chiederete «E quando mai è successa, questa cosa?». Questa cosa è successa diciassette anni fa, cari fratelli Molinari.
E ogni mese, da diciassette anni, io sono costretto a leggere il vostro bellissimo catalogo senza poter approfittare delle promozioni che, bravissimi, avete escogitato per me e per tutti gli altri clienti che così come me ricevono puntualmente la vostra, come vogliamo chiamarla, stampa informativa?
E ogni mese, da diciassette anni, sfogo la mia frustrazione con una lettera come questa, che concludo puntualmente, da diciassette anni, augurandovi i migliori successi e permettendomi di suggerirvi una sola, piccola miglioria: più attenzione nella scelta del personale, cari Fratelli Molinari; sono i vostri impiegati, che fanno i vostri ipomercati.
Cordialmente
Ermanno Baistrocchi