BO. BO. BE.

mercoledì 24 Ottobre 2018

Nel marzo del 2002 mi licenziano al “Foglio”. Si tratta però di uno scherzo. Ferrara ha intrapreso sul giornale una campagna contro la presenza di Benigni come ospite a Sanremo. Io, al contrario, sono assolutamente con Benigni e faccio alcune vignette sul “Foglio” dove proclamo il mio BO. BO. BE., ovvero “Boicottate il Boicotta Benigni”.
Mi chiama Ferrara e mi fa: «Che ne dici se ti licenziamo per finta e, poi ti riassumiamo?». Io acconsento e chiamo Perini, che è d’accordo a sostituirmi per gioco. Il giornale annuncia il mio licenziamento con un comunicato e, immediatamente, il mio telefono comincia a squillare. Vengono a intervistarmi gli inviati di due canali tv. Ricevo anche la solidarietà dai conduttori di Radio2.
Anche il “Corriere della Sera” mi chiama, ma io non rispondo: posso dire balle a tutti sostenendo che sono stato licenziato, ma non alla testata con cui lavoro da molti anni. Alla terza chiamata del “Corriere” sono costretto a rispondere e gli spiego che è tutto per finta. Ma non mi credono! Berlusconi è appena arrivato al governo ed è assolutamente plausibile che io possa essere stato vittima di un editto.
Il giorno dopo esce il “Corriere”, dove scrivono che mi lamento per il licenziamento e al “Foglio” arrivano, immediatamente, i lavori di decine di autori. La solidarietà tra autori non esiste: sono tutti pronti e felici di sostituirmi da quel mostro di Ferrara!

[Vincino, Mi chiamavano Togliatti, Milano, UTET 2018, pp. 152-153]