Autenticità

sabato 19 Gennaio 2013

Ho molti quaderni, mi piace molto usare i quaderni, delle volte ne compro talmente tanti che poi non so cosa scriverci, e allora ci scrivo «Ma quanti quaderni, che ho», oppure ci scrivo «Non so cosa scriverci, su questo quaderno», mi diverto così.
Adesso sto provando a scrivere un romanzo e gli appunti che prendo li prendo su un quaderno dove dentro ho trovato un pezzetto di carta che dice: «Questo prodotto è stato realizzato con tecniche artigianali. Qualunque “difetto” esso presenti non è da considerarsi tale ma una conferma della sua autenticità».
E mi è venuto da pensare a una cosa di uno scrittore russo che mi piace molto, che si chiama Daniil Charms (Pietroburgo, 1905, Leningrado 1942), e che negli anni 30 del secolo scorso scriveva: «All’osservazione: “In quello che ha scritto ci son degli errori”, rispondi: “Sembra sempre così, in quello che scrivo».
Che è una cosa che mi piace molto, è che mi piacerebbe di poter dire anche delle cose che scrivo io, solo che non ci credo.
Io, quello che credo, che i difetti delle cose che scrivo (e dei miei quaderni), non siano da considerare una conferma della loro autenticità.
Che autenticità, poi, io, di preciso, non so bene cosa vuole dire. Secondo me, non è una questione di autenticità o di falsità, è una questione di sapienza o di ignoranza; che io, se devo stare da una parte, mi viene da scegliere l’ignoranza.
Perché, senza voler parlare male di una categoria, che le categorie non esistono, ma i professori universitari, anche quelli bravissimi, a me sembra che tendano a parlare delle cose che sanno come cose che si sanno, che son state scoperte, e, quindi sono disinnescate, pastorizzate, microfiltrate, non c’è più stupore, si possono bere senza nessun pericolo di infezione.
Che da un certo punto di vista è anche normale, chissà quante volte le han ripetute, quelle cose lì, però, da un altro punto di vista, non so, la legge di gravità, ma anche la ruota, e anche la leva, e anche gli scolapasta, per dire, a guardarli con un minimo di sforzo, a dedicare loro un po’ di attenzione, sono tutte cose stupefacenti. Anche i denti d’oro, mi viene in mente adesso. Che i denti d’oro, uno potrebbe chiedersi, sono autentici? Ecco, questo è un bel problema, secondo me.

[uscito ieri su Libero]