Attualità

venerdì 19 Marzo 2010

florenskij

Occorre non ripetere le parole e le perifrasi imparate a memoria, ma parlare genuinamente, e anzi non parlare, ma cantare, e non una cosa qualsiasi, ma quel che vien da cantare, che di volta in volta erompe dal petto rigonfio in modo nuovo o, comunque, con suoni nuovi da scoprire, ricreando ogni volta tutto di bel nuovo. Allora ci sarà una lingua transmentale universale, un linguaggio-canto da cuore a cuore, una lingua di suoni transmentale senza condizioni e convenzioni, somigliante ai suoni della natura, una lingua che scorre da un’anima aperta ed entra direttamente nell’altra anima aperta che le è d’incontro, una lingua sincera, come un grido di disperazione o un urlo di dolore, fresca come un’esclamazione di gioia, infantilmente ingenua e nello stesso tempo noumenicamente saggia. Chi non ha sognato una lingua così?

[Pavel Florenskij, Attualità della parola, a cura di Elena Treu, Milano, Guerini e associati 1989, pp. 76-77]