Arrivederci

venerdì 19 Gennaio 2018

Allora io, come ho detto anche l’altra volta, tengo per il Parma. E, come ho detto anche l’altra volta, sì, son contento, quando il Parma vince, ma quando il Parma perde io son quasi più contento ancora. Cioè secondo me, come ho detto anche l’altra volta, ha ragione il tennista Andre Agassi quando dice che, la prima volta che ha vinto il torneo di Wimbledon, ha scoperto un piccolo grande segreto, che vincere non cambia niente. Che una vittoria non è così piacevole quant’è dolorosa una sconfitta. E che quello che provi dopo aver vinto non dura altrettanto a lungo. Nemmeno lontanamente, dice Agassi.
Non è che son sempre stato così. Da piccolo mi piaceva, vincere. C’è stato un momento, in prima elementare, che mi ero messo a tenere per la Juventus. Vincevan sempre loro. Ma è durato pochissimo. Tre, quattro giorni. Mi vergognavo. Quando mi chiedevano «Tu per chi tieni?» rispondere «Per la Juventus», che vincevano sempre loro, mi sembrava di darmi tanta di quell’importanza. No no. Vuoi mettere rispondere «Per il Parma?». Molto più sensato. E quella cosa lì, che preferisco perdere, non come De Coubertin, che diceva che l’importante è partecipare, meno, di De Coubertin, perdere, quella cosa lì, dicevo, mi ha accompagnato per tutta la vita e quando ho cominciato a scriver dei libri, sul finire degli anni ’90, il terzo romanzo che ho pubblicato, che l’io narrante era uno che si chiamava Learco Ferrari, che voleva pubblicare dei libri e che teneva per il Parma, quel romanzo lì, che si chiamava Spinoza, cominciava con lui che raccontava come aveva cominciato a scrivere e diceva così:

«Da piccolo facevo il portiere. Giocavo nella squadra del quartiere dove abitavo, il quartiere Montebello. Portiere degli allievi della Montebello. Allora una volta, ero lì che dovevo rinviare coi piedi, mi sono chiesto improvvisamente Chi me lo fa fare a me, di rinviare la palla coi piedi? C’erano i miei compagni, tutti voltati verso di me, aspettavano tutti che rinviassi la palla coi piedi. C’erano gli avversari, tutti voltati verso di me, aspettavano tutti che rinviassi la palla coi piedi. E io ero lì, la palla in mano, avevo appena fatto una parata, facile, colpo di testa senza forza, dritto tra le mie braccia, ero lì che cercavo di ricordarmi chi me lo faceva fare, a me, di rinviare la palla coi piedi. C’erano i panchinari della mia squadra, tutti voltati verso di me, aspettavano tutti che rinviassi la palla coi piedi. C’erano i panchinari della squadra avversaria, tutti voltati verso di me, aspettavano tutti che rinviassi la palla coi piedi. C’era l’allenatore della squadra avversaria, tutto voltato verso di me, aspettava tutto che rinviassi la palla coi piedi. C’era il mio allenatore, gridava Che cazzo fai? Muoviti. Io stavo lì, col pallone in braccio, pensavo, pensavo. C’erano i guardalinee, tutti voltati verso di me, aspettavano tutti che rinviassi la palla coi piedi. C’era l’arbitro, tutto voltato vero di me, aspettava tutto che rinviassi la palla coi piedi. Poi dopo ha fischiato. Punizione a due in area per la squadra avversaria. Battono, tirano, gol. Cominciato a scrivere».
Venendo all’attualità, che ho quasi finito lo spazio, il pareggio del Benevento col Milan, il 3 dicembre del 2017, gol di testa del portiere Brignoli al novantacinquesimo, ultimo minuto del recupero, che soddisfazione è stata, per i tifosi del Benevento? Ma per togliersi quella soddisfazione han dovuto, prima, perdere quattordici partite di fila. Allora sì che è bello, pareggiarne una. Il Milan, per esempio, che ha pareggiato anche lui, eran contenti? Mica tanto, secondo me. E la Juventus, se avessero pareggiato all’ultimo minuto una partita contro il Benevento, sarebbero stati contenti? Secondo me mica tanto neanche loro. Invece, a Benevento, quel gol lì di Brignoli se lo racconteranno per decenni, in tutte le case. Ai futuri beneventini, quelli che nascono da oggi al 2037, glielo racconteranno a tutti, il gol di Brignoli, secondo me. Perché, non c’è niente da fare, ha ragione Agassi, quello che provi dopo aver vinto non dura altrettanto a lungo di quel che provi dopo aver perso. Garantito al limone. Arrivederci.

[Credo che sia sul numero in edicola di Soccer Illustrated, il mio ultimo contributo, se così si può dire, per Soccer Illustrated]