Raskol’nikov e la relatività

domenica 16 Giugno 2019

Einstein diceva che l’impressione più forte della sua vita, gliel’ha data Raskol’nikov, e la seconda la scoperta della relatività.

[Viktor ŠKlovskij, Racconto sull’OPOJAZ, in Formal’nyj metod. Antologija russkogo modernizma, Kabinetnyj učenyj, Moskva-Ekaterinburg 2016, p. 302]

Viaggio sentimentale

domenica 9 Giugno 2019

L’arte si occupa sempre soltanto della vita. Cosa facciamo nell’arte? Resuscitiamo la vita. L’uomo è così preoccupato della vita che fa che si dimentica di viverla. Dice sempre Domani, domani. E questa è la vera morte. Qual è, invece, il grande successo dell’arte. È la vita. Una vita che si può vedere, sentire, vivere in modo palpabile. Šklovskij, Viaggio sentimentale (2)

[Uscito ieri su Tuttolibri]

Se invece

venerdì 7 Giugno 2019

Non voglio farmi più intelligente di quanto sono: dico solo quello che penso. È vana tutta la nostra finezza e lungimiranza politica. Se, invece di provare a fare la storia, provassimo semplicemente a considerarci responsabili dei singoli atti che la compongono, forse gli esiti non sarebbero così grotteschi. Non la storia bisogna fare, ma la propria biografia.

[Viktor Šklovskij, Viaggio sentimentale, traduzione di Mario Caramitti, Milano, Adelphi 2019, p. 132]

Dall’inizio

lunedì 29 Aprile 2019

Sklovskij, La mossa del cavallo

Ricordo con quanta assorta attenzione e piacere mi ascoltavano i soldati al fronte quando, la sera tardi (il giorno era tutto preso da occupazioni belliche), al buio (non c’era mai luce), cominciai ad insegnare loro l’aritmetica.
Essi gioivano della sensazione che avevano cominciato qualcosa dall’inizio, che si erano attaccati al vomero e aravano.

[Viktor Šklovskij, La mossa del cavallo, traduzione di Maria Olsoufieva, Bari, De Donato 1967, p. 49]

Almeno

sabato 6 Aprile 2019

Viktor Šklovskij, L’energia dell’errore

Lavorando, si impara col lavoro, si diventa più intelligenti.
O, almeno, io la penso così.

[Viktor Šklovskij, L’energia dell’errore, traduzione di Maria Di Salvo, Roma, Editori Riuniti 1984, p. 336]

Una buona auto

venerdì 1 Marzo 2019

Una buona auto fa pressione sulla tua schiena in modo molto piacevole, come il palmo di una mano, e ti spinge. La maggiore attrattiva di una buona auto è la natura della sua trazione, la natura dell’incremento della forza. È una sensazione simile a quella di una voce che sale. La voce-trazione della Fiat sale in modo molto piacevole. Premi il pedale del gas e l’auto ti porta con entusiasmo.

[Viktor Šklovskij, Zoo o lettere non d’amore, traduzione di Maria Zalambani, Palermo, Sellerio 2002, p. 85]

Su Tolstoj

martedì 5 Febbraio 2019

Ho pianto molto quando ho descritto l’ultima parte della fuga di Tolstoj, perché era così celebre che non aveva nessun posto in cui fuggire.
Non era stato capace di rifare il mondo e non era stato capace di trovare un posto tranquillo dove essere buono, solo buono.

[Viktor Šklovskij come se risolvesse il compito della Scuola media inferiore di Anna Karenina (Descrivete Tolstoj in 5 righe)]

Uno specialista

martedì 22 Gennaio 2019

Viktor Šklovskij, L’energia dell’errore

In una prefazione inedita a Guerra e pace Tolstoj dice che tutti i suoi eroi sono aristocratici, perché egli non conosce altre società e non può raccontare di un seminarista che sia stato frustato due volte. Ho osservato una volta che nei corpi dei cadetti si usava frustare molto più che nei seminari. C’erano anche specialisti della fustigazione. Nel corpo dei cadetti della marina c’era un uomo che frustava disegnando una precisa figura sul corpo della vittima.

[Viktor Šklovskij, L’energia dell’errore, traduzione di Maria Di Salvo, Roma, Editori Riuniti 1984, p. 217]

L’atteggiamento di Tolstoj verso i matrimoni

venerdì 28 Dicembre 2018

Viktor Šklovskij, L’energia dell’errore

L’atteggiamento di Tolstoj verso i matrimoni era negativo, e pianse le nozze della figlia. Diceva che, in generale, ai matrimoni bisogna piangere.

[Viktor Šklovskij, L’energia dell’errore, traduzione di Maria Di Salvo, Roma, Editori Riuniti 1984, p. 213]

Il mondo reale

mercoledì 26 Dicembre 2018

Osip Mandel’štam ha scritto un libro: Viaggio in Armenia. In questo libro racconta di essere entrato in un museo. Nel museo c’erano dei quadri di pittori francesi, fatti come di piccoli puntini. Questi puntini, se ci si avvicinava ad essi, davano l’impressione di un mosaico, ma se ci si allontanava un po’ dovevano dare l’impressione del colore vivo. Quando Mandel’štam è uscito dalla stanza con i quadri, ha visto il mondo reale diviso in puntini, come se lo vedesse attraverso una rete da tennis.

[Viktor Šklovskij, Sul formalismo, in Sobranie sočinenij. Tom I. Revoljucija, Moskva, NLO 2018, p.879]