Una gran cosa
La stazione di polizia è una gran cosa!
È il punto d’incontro tra me e il governo.
Velimir Chlebnikov
La stazione di polizia è una gran cosa!
È il punto d’incontro tra me e il governo.
Velimir Chlebnikov
Per me è molto più piacevole / Guardare le stelle / Che firmare una condanna a morte. / Per me è molto più piacevole / Ascoltare la voce dei fiori / Che sussurrano «È lui» / Chinando la testolina / Quando attraverso il giardino, / Che vedere gli scuri fucili della guardia / Uccidere quelli / Che vogliono uccidere me. / Ecco perché io non sarò mai, / E poi mai, / Un governante.
Velimir Chlebnikov
Stasera, a Scandiano, al teatro Boiardo, La libertà. Primo episodio. clic (nell’immagine un ritratto di Chlebnikov di Vladimir Burljuk)
E potrei citare una poesia di Chlebnikov: «La legge delle altalene prescrive / che si portino scarpe ora larghe, ora strette / che sia ora giorno, ora notte / e che signori della terra siano ora il rinoceronte, ora l’uomo».
Stamattina, poco dopo le le 9 e 30, a Radio 24, Uno nessuno 100Milan, parlo di censura (credo).
Bobeòbi si cantavano le labbra.
Veeòmi si cantavano gli sguardi.
Pieéo si cantavano le ciglia.
Lieeéi si cantava l’aspetto.
Gsì gsì gséo si cantava la catena.
Così, sulla tela di qualche corrispondenza
Fuori della continuità viveva il Volto.
Velimir Chlebnikov
[Oggi,a Perugia, alle 18, Aula Magna dell’Università per Stranieri, apertura della sagra musicale umbra, il trio di Parma e la mezzosoprano Ema Nikolovska eseguono opere di Šostakovič e io parlo di Pietroburgo e delle avanguardie (foto di @claudiosforza_photography)]
Chlebnikov fatica a capire il senso dei rimproveri che gli vengono rivolti: «Dicono che i versi debbano essere comprensibili… I versi possono essere comprensibili o incomprensibili, ma devono essere buoni».
[Vasilij Golovanov, Verso le rovine di Čevengur, traduzione di Valentina Parisi, Milano, Adelphi 2023, p. 50]
Per me è molto più piacevole / Guardare le stelle / Che firmare una condanna a morte. / Per me è molto più piacevole / Ascoltare la voce dei fiori / Che sussurrano «È lui» / Chinando la testolina / Quando attraverso il giardino, / Che vedere gli scuri fucili della guardia / Uccidere quelli / Che vogliono uccidere me. / Ecco perché io non sarò mai, / E poi mai, / Un governante.
[Firmato il contratto con Feltrinelli per l’edizione tascabile di Pancetta, Noi la farem vendetta e Mi compro una Gilera]
La libertà. Primo episodio, che è uno spettacolo che va in scena al TeatroDue di Parma dal 14 al 19 marzo, ha un’epigrafe, una poesia di Chlebnikov che si intitola Rifiuto e che fa così:
Per me è molto più piacevole / Guardare le stelle / Che firmare una condanna a morte. / Per me è molto più piacevole / Ascoltare la voce dei fiori / Che sussurrano «È lui» / Chinando la testolina / Quando attraverso il giardino, / Che vedere gli scuri fucili della guardia / Uccidere quelli / Che vogliono uccidere me. / Ecco perché io non sarò mai, / E poi mai, / Un governante.
Trenta anni fa, quando mi stavo per laureare, se sentivo qualcun altro che parlava di Chlebnikov non lo stavo a sentire. Cercavo di interromperlo subito, e se continuava mi veniva proprio l’istinto di andare via e intanto pensavo “Come si permette, questo qua, di parlare di Chlebnikov, che l’esperto di Chlebnikov sono io?”.
[Da Vi avverto che vivo per l’ultima volta, in preparazione]
Il discorso su Chlebnikov, l’altro giorno, al circolo dei lettori di Torino: clic
Stasera al circolo dei lettori ho parlato dell’album nel quale Aukcyon e Chvost hanno musicato le poesie di Chlebnikov, è qui: clic.