Come la sua

venerdì 7 Ottobre 2016

E l’unico modo di fargli cambiare strada, a quelli che avevano una testa come la sua, era di dirgli che erano sulla strada buona.

La latta

giovedì 6 Ottobre 2016

Delle volte ci son delle cose che succedono, nella tua vita, che dopo che sono successe quelle cose lì, tu non sai cosa fare.

A me eran successe per lo meno due volte, nella mia vita, delle cose che dopo che mi eran successe, la vita che avevo prima, mettiamo che fosse un oggetto fatto di latta, la vita, avevan piegato la latta con cui era fatta la vita di prima, e non si poteva più usare.

E allora io, io ero poi sempre io, che discorsi, e quando mi veniva da scherzare scherzavo, ma poi c’era una voce, nella mia testa, che mi diceva Come fai a scherzare, dopo quello che ti è successo?
E quando mi veniva da dire delle cose serie, dicevo delle cose serie, ma poi c’era una voce, nella mia testa, che mi diceva Come fai a dire delle cose serie, dopo quello che ti è successo?

Non come Baistrocchi.

Un negozio

mercoledì 5 Ottobre 2016

L’altro giorno mi era caduto il telefono mi si era rotto il vetro sono andato a ripararlo oggi in via Sant’Isaia in un posto che si chiama Eurotelecom, che è un negozio di dodici metri quadrati dove c’è un ragazzo che sembra pachistano che non parlava benissimo l’italiano avrei voluto chiedergli come mai si chiamava Eurotelecom, il suo negozio, ho pensato che era meglio di no.

Suspence

venerdì 30 Settembre 2016

Oggi, dopo che ho perso e ritrovato per la terza volta il cappello, ho pensato che da quando uso il cappello, che lo perdo e lo ritrovo mediamente tre o quattro volte al giorno, ho delle giornate mediamente molto più interessanti, di prima, con tutti quei pensieri Lo ritroverò? Non lo ritroverò?

Poi

giovedì 29 Settembre 2016

Come mi piace il caffè cattivissimo che danno sui treni.

Blog

giovedì 29 Settembre 2016

Adesso Blog per me è una parola che non sono tanto in confidenza, con la parola Blog, mi sembra una cosa che abbia a che fare col vomito, non so come mai, Blog, però sta di fatto che io, in quel periodo lì, ma eran già degli anni, avevo un Blog.

Baistrocchi

martedì 27 Settembre 2016

Io, la mia vita, se l’avessi dovuta descrivere in un grafico, il cinquanta per cento della mia vita sarebbe stata in una fetta di grafico che indicava dei periodi che mi ero sforzato che la mia vita rimanesse così, il cinquanta per cento sarebbe stato in un’altra fetta di grafico che indicava dei periodi che mi ero sforzato che la mia vita cambiasse.
Adesso ero in un periodo che mi sforzavo che la mia vita rimanesse così, che non era però una cosa priva di conseguenze.
Che io ogni tanto, a me, nella mia immaginazione, mi si presentava un personaggio immaginario che mi piaceva moltissimo che ero praticamente io stesso però un me stesso che vedeva le cose con molta più chiarezza di come la vedevo io, come se fosse il protagonista di una canzone, o di una commedia musicale, Il paese dei campanelli, che in quei posti lì, nelle canzoni, nelle operette, nelle commedie musicali, le cose che c’erano dentro erano sempre cose sensate se ci andava a finir dentro una cosa insensata c’era un motivo sensato anche per la presenza di una cosa insensata cioè tutto il contrario della mia vita, che era piena di cose insensate senza motivi sensati, e compariva d’un tratto questo io bello, alto, intelligente, sensato, con i capelli e con un nome sensato, come Gianluca, e mi diceva «Baistrocchi!», mi chiamavo Baistrocchi, «Baistrocchi!» mi diceva Gianluca.
«Oh», gli rispondevo io.
«Ma ti piace, a te, questa vita che fai?», mi diceva Gianluca.
«No», gli dicevo io.
«E allora perché vuoi che rimanga così?» mi chiedeva Gianluca.
E io non sapevo più cosa dirgli che a me, il me stesso con i capelli, alto, bello, da operetta, quando mi compariva, era un’apparizione così mortificante che mi ammutoliva, il più delle volte.

Il motivo

sabato 24 Settembre 2016

C’è una poesia di Mandel’štam che, nella traduzione di Serena Vitale, comincia così: «Ho imparato la scienza degli addii / nel piangere notturno a testa nuda», che a me, è una condizione che è descritta così bene, quel piangere notturno a testa nuda, che mi vien quasi voglia di esserci dentro, quando ci penso, chissà perché, forse perché vuol dire essere vivi, con il sangue che ti scorre dentro le vene che lo senti, che ti batte il cuore, che non c’è solo quando ti viene da piangere, secondo me, ti viene anche quando sei contento a condizione che, il motivo per cui tu sei contento, non lo dici a nessuno.

Sono pessimista

venerdì 23 Settembre 2016

SONO PESSIMISTA
ma me ne dimentico sempre
(autori in prestito 2016)

C’è un paese, in Sardegna, che si chiama Seneghe, che per quattro giorni all’anno si trasforma nel paese della poesia, perché c’è un festival di poesia e sui muri c’è pieno di cartelli con le scritte dei poeti, come quella cosa di Wisława Szymborska che dice «Preferisco il ridicolo di scrivere delle poesie al ridicolo di non scriverne» e io l’ultima volta che ci sono andato, quest’anno, nel 2016, mi è venuto subito in mente una cosa che aveva scritto Zavattini nel 1967 a Franco Maria Ricci in una lettera che c’era scritto «Sono pessimista ma me ne dimentico sempre». E mi è sembrato che non si potesse essere pessimisti, in quei giorni lì, a Senehge, e mi è venuto in mente Angelo Maria Ripellino, che quand’era in sanatorio, in Repubblica Ceca, che si curava, chiamava se stesso e gli altri ricoverati «i nonostante». «L’avverbio – aveva scritto Ripellino – si fa sostantivo, a indicare noi tutti che, contrassegnati da un numero, sbilenchi, gualciti, piegati da raffiche, opponevamo la nostra caparbietà all’insolenza del male». E ho pensato che per quelli che leggono i libri, che guardan le mostre, che ascoltano le sinfonie, i libri, i quadri, le musiche che hanno incontrato nella loro vita li hanno aiutati, in questa cosa così difficile e così strana, stare al mondo, a essere dei nonostante, e anche quest’anno, in 21 biblioteche della provincia di Reggio Emilia, con l’Arci di Reggio Emilia chiederemo a della gente che scrive, che dipinge e che compone di raccontarci i romanzi, i quadri, le musiche che hanno incontrato nella loro vita e che hanno determinato il fatto che loro fanno il mestiere che fanno.

Relativo

giovedì 22 Settembre 2016

A Bologna, in via della Grada, c’è una parete che c’è attaccato il cartello di divieto di sosta e sotto c’è scritto, in lettere grandi, Divieto assoluto di sosta, che è come se i divieti di sosta quelli normali, che non hanno scritto, sotto, in lettere grandi, Divieto assoluto di sosta fossero divieti relativi, di sosta, ho pensato stamattina quando l’ho visto.