Continuavo a pensare a un’intervista che avevo sentito per radio dove c’era uno scrittore, Massimiliano Fontana (non si chiama così), che diceva che «Avere un padrone semplifica la vita. Avere un’entità, come un’azienda, che stabilisca quel che è bene e quel che è male, dà sicurezza».
Che io, mi ricordo, quando l’ho sentito, ho pensato “Zio canta”.
I fruttivendoli pachistani da cui andavo io, alla croce di Casalecchio, quando ci salutavamo dopo che avevo fatto spesa mi dicevano «Buona giornata». Si vede che eran convinti che, in italiano, si dicesse «Buona giornata». Io invece mi sembrava che si dicesse «Buongiorno». Ma questo non c’entra.
Comunque io, certe volte, al mattino, penso che andare a correre, “Meno male che si può andare a correre”, penso. Poi delle altre volte, al mattino, penso che andare a correre, “Che due maroni, bisogna anche andare a correre”, penso. E delle volte son dei pensieri quasi contemporanei, e questo per dire quanto sia difficile governarla, Ermannobaistroccopoli.
La politica a me interessava, però mi interessava la politica che interessava a me, non la politica che interessava a loro.
Ieri, c’era una bella luce, ero in treno, tornavo a Bologna da Carpi, ho guardato fuori dal finestrino del treno, ho visto l’Emilia, mi veniva da piangere, e ho pensato che, se mi viene da piangere a guardare l’Emilia dal treno che ho cinquant’anni, quando ne avrò ottanta cosa faro? Magari non ci arrivi, ho pensato. Eh già. Meno male.
Che poi, certe volte, al mattino, uno cerca una sciarpa, infila la mano in una borsa, la tira fuori, ha in mano la sciarpa che cercava. Che è una cosa, a pensarci, incredibile.
Delle volte uno non ha tempo neanche per niente, al mattino, solo per scrivere che non ha tempo neanche per niente e poi via, verso nuove avventure.
Io vorrei che succedessero delle cose che quando ci penso, di notte, prima di dormire, penso che non succederanno mai, ma mai, ma mai mai mai mai mai.
Sono uscito per andare a correre, a metà delle scale mi sono accorto che avevo in testa gli occhiali.
Ho preso due numeri della rivista Il mio papa perché mi sembrava una rivista, non so come dire, memorabile, e ci son delle cose, come le ricette di Papa Francesco, o la cuoca di Papa Francesco che cucina con gli avanzi, molto belle; e adesso, per radio, sento uno che dice «Con questo papa», e a me mi vien da pensare che adesso, tra poco, con questo papa, vado a letto, che è una cosa, devo dire, che, in passato, ho fatto più volte anche con gli altri papi diversi da questo.
