Mudàk

sabato 6 Giugno 2020

Una aveva tradotto “mudàk” (stronzo) come “idealista, romantico”.

[Sergej Dovlatov, dal Repertorio dei matti della letteratura russa, in preparazione]

Granché

giovedì 2 Aprile 2020

Uno pensava che un intellettuale russo senza essere stato in galera non valesse granché.

[Sergej Dovlatov, dal Repertorio dei matti della letteratura russa, in preparazione]

Tutti quanti

venerdì 20 Marzo 2020

Una era stata sorpresa dalla pioggia senza ombrello. In mezzo alla folla un ubriaco, pure a capo scoperto, le era venuto incontro domandandole cosa facessero tutti quanti sotto l’ombrello come dei selvaggi.

[Sergej Dovlatov dal Repertorio dei matti della letteratura russa, in preparazione]

Languore d’amore

mercoledì 29 Gennaio 2020

Un russo emigrato in America, con le mani in pasta dappertutto dopo alcuni giorni di assenza era ritornato dal Canada. Lì aveva fondato una società per la raccolta del silenzio. Guadagneremo milioni, aveva detto entusiasta alla sua fidanzata, Musja. C’è troppo rumore nella nostra vita, aveva continuato, e questo danneggia la nostra psiche. Ci rende nervosi. Cattivi. Alla gente manca il silenzio. E noi lo raccoglieremo, lo conserveremo e lo venderemo. A peso? gli aveva chiesto Musja. Perché a peso?, le aveva risposto. In cassette numerate. Silenzio numero uno, ad esempio: “Aurora montana”. Oppure, diciamo, silenzio numero cinque: Languore d’amore. Silenzio numero nove: Il silenzio dopo la catastrofe aerea.

[Dal Repertorio dei matti della letteratura russa, in preparazione]

Komintern

martedì 22 Ottobre 2019

Uno, che si chiamava Iosif Brodskij, pensava che Komnitern fosse il nome di un gruppo musicale.

[Repertorio dei matti della letteratura russa, redazione di Milano, da Sergej Dovlatov, Taccuini, a cura di Laura Salmon, Sellerio (questo matto è di Andrea Grossi)]

Un operaio

sabato 12 Ottobre 2019

Uno faceva l’operaio in una fabbrica dove costruivano giocattoli. Orsacchiotti meccanici, carri armati, scavatrici mobili. Orsacchiotti meccanici, carri armati e scavatrici mobili a un certo punto avevano cominciato a sparire in gran quantità. Si trattava di furto ai danni dello stato. Erano iniziate le indagini. Dopo un anno si era scoperto che questo operaio aveva scavato un piccolo tunnel dalla fabbrica in via Kotovskij. Ma non era lui a trasportare i giocattoli fuori dalla fabbrica. Se ne andavano da soli. Lui li caricava, li posava a terra all’imboccatura, e orsacchiotti meccanici, carri armati, scavatrici mobili, in lunghe file interminabili, arrivavano da soli in fondo al tunnel.

[Dalla Valigia, di Sergej Dovlatov, per il Repertorio dei matti della letteratura russa, questo matto è di Anteo Radovan]

32 – 08

domenica 4 Agosto 2019

Diceva Charms che il suo numero di telefono, trentadue zero otto, era facilissimo da ricordare.
Trentadue denti, e otto dita, diceva.

Sergej Dovlatov

[Daniil Charms, Disastri]

Una statua di Lenin

giovedì 11 Luglio 2019

[Nei Russi sono matti, che esce in settembre, c’è un pezzetto di Dovlatov, dalla Valigia, che racconta di uno strano monumento a Lenin. Stasera, cercando un’altra cosa, ho trovato una foto di quel monumento, è quella qua sopra. Il pezzetto è qua sotto]

A Čeljabinsk, ad esempio, era successa una cosa interessante.
Nel giardino pubblico del centro, davanti all’edificio del Soviet cittadino, doveva essere collocato un monumento a Lenin. Era stata organizzata una cerimonia solenne. Si erano riunite circa millecinquecento persone.
Suonava una musica patetica, gli oratori pronunciavano i loro discorsi. Il monumento era coperto da un telo grigio.
Ed ecco che era arrivato il momento fatale. Accompagnati dal rullio dei tamburi, i funzionari locali avevano scoperto la statua.
Lenin era raffigurato nella sua nota posa di turista che fa l’autostop. La sua mano destra indicava la via verso il futuro, la sinistra la teneva nella tasca del cappotto sbottonato.
La musica si era fermata. Nel silenzio si era udito qualcuno che era scoppiato a ridere. Dopo un minuto rideva tutta la piazza.
Solo una persona non rideva. Era lo scultore leningradese Viktor Dryžakov. L’espressione di terrore del suo viso si trasformava gradualmente nella maschera dell’indifferenza e dell’irreparabilità.
Cos’era successo? Lo sventurato scultore aveva scolpito due berretti. Uno copriva la fronte del condottiero. Un altro Lenin lo teneva in mano.
I funzionari si erano affrettati a ricoprire con il telo grigio il fallimentare monumento.

Sergej Dovlatov

giovedì 4 Luglio 2019

dovlatov

Brodskij:
– Per molto tempo ho creduto che, in inglese, non fosse possibile dire delle sciocchezze…

[Sergej Dovlatov, Sobranie sočinenij (Raccolta delle opere), Spb, Azbuka 2000, t. 4, p.225]

Dei selvaggi

mercoledì 5 Giugno 2019

dovlatov

Una volta mia mamma è uscita. Piovigginava. L’ombrello l’aveva lasciato a casa. Vagava tra le pozzanghere. D’un tratto le va incontro un alcolizzato, senza ombrello anche lui. Le grida:
«Signora! Signora! Perché van tutti in giro con l’ombrello aperto, come dei selvaggi?»

[Sergej Dovlatov, Sobranie sočinenij (Raccolta delle opere), Spb, Azbuka 2000, t. 4, p.133]