Tutte

martedì 25 Maggio 2021

tutte le persone sembrano buone, quando sono disperate.

[Roberto Alajmo, Io non ci volevo venire, Palermo, Sellerio 2021, p. 62]

Un rigattiere di via Maqueda

giovedì 30 Maggio 2019

Uno era un rigattiere di via Maqueda che odiava il suo vicino di bottega. Se un cliente entrava prima nel negozio dell’altro e poi nel suo, lo cacciava via. Aveva messo pure un avviso fuori, per informare di non arrischiarsi.

[Roberto Alajmo, Repertorio dei pazzi della città di Palermo, Palermo, Sellerio 2019, p. 18]

25 maggio – Vicenza

sabato 25 Maggio 2019

Sabato, 25 maggio,
a Vicenza,
al Dabar,
alle 17,
in Corte dei Bissari,
REPERTORIO DEI PAZZI D’ITALIA
con Roberto Alajmo
(dentro una cosa che si chiama
Festival Biblico)

Il capobranco

venerdì 24 Maggio 2019

Uno era quello che pisciava nella lettiera del gatto per dimostrargli che era lui il capobranco.

[Domani, a Vicenza, parliamo dei Repertori dei matti con il fondatore, Roberto Alajmo]

Sotto l’arco di Cutò

martedì 27 Novembre 2018

Una, una volta, in via Torino si tolse le scarpe, le gettò via e cominciò a correre cantando fino a quando non sparì sotto l’arco di Cutò.

[Roberto Alajmo, Repertorio dei pazzi della città di Palermo, Palermo, Sellerio 2018, pp. 48-49]

Ho vent’anni

mercoledì 28 Marzo 2018

L’incontro con Antonio fa parte della serie di celebrazioni per una data fatidica. Il giorno dei miei 42 anni, quello in cui ufficialmente divento più vecchio di mia madre. Da oggi in poi Elena rimarrà eternamente in quell’età, in un certo senso ancora giovane, e io continuerò a invecchiare, lasciandola indietro e – forse, un giorno – riuscendo a seminarla del tutto. Oppure forse, se camperò abbastanza, a un certo punto avrò l’età sufficiente per essere suo padre, e i ruoli si saranno del tutto invertiti. Strana impressione da celebrare, intanto, sentirsi molto più giovane di quel che sembrava lei a me. Ma la falsa percezione è scontata, nel rapporto fra figlio e madre, dopo tutto il tempo che è passato.
Lo scrittore Antonio Delfini si è trovato in una situazione analoga, ancora più cocente, quando presenziò alla riesumazione dei resti del padre, morto prima che lui nascesse.

Intatto nel viso, nel corpo, nella barba, nei capelli (così come risultò all’apertura della cassa, nel cimitero di Modena, la mattina del 10 febbraio 1962…) egli si lasciò vedere da me per la prima volta nella mia vita. Non avevo mai avuto un ricordo visivo di lui. Lui, mi padre, aveva 33 anni; e io, suo figlio, 54. Unico al mondo, io creo, ho visto per la prima volta il papà: lui, in età di mio figlio; io, in età di suo padre.

Oppure, ancora: un filmo sovietico, Ho vent’anni di Marlen Chuciev. In questo film il protagonista parlava costantemente con il fantasma del padre, morto giovanissimo durante la prima guerra mondiale. Questo padre mai conosciuto era il suo punto di riferimento, a lui chiedeva consiglio in ogni frangente della vita. Ma il fantasma del padre rimaneva solo un’ombra, non si mostrava mai in viso. Fin quando, all’ennesima richiesta esasperata del figlio ormai diventato uomo, l’ombra mostrava il suo viso imberbe e desolato, rivelandosi:
– Perché domandi a me? Io ho vent’anni.

[Roberto Alajmo, L’estate del ’78, Palermo, Sellerio 2018, pp.  119-121]

27 gennaio – Milano

sabato 27 Gennaio 2018

Sabato 27 gennaio,
ai Frigoriferi milanesi,
in via Piranesi, 10,
alle 16,
nella sala cubo,
con Roberto Alajmo parliamo
dei Repertori dei pazzi delle città di Palermo e di Andria
e dei Repertori dei matti delle città di Bologna,
di Milano, di Roma,
di Torino, di Cagliari, di Parma,
di Livorno, di Reggio Emilia,
di Lucera e della Capitanata,
di Genova e di Padova
(è dentro un festival che si chiama
Writers, sul programma
c’è scritta un’altra cosa,
questa è quella giusta, secondo me)

Minga

venerdì 10 Aprile 2015

pazzi d'italia

Nella zona multietnica dietro alla Stazione centrale, tra via Ferrante Aporti e viale Monza, c’era un cinese pazzo che si comportava come un milanese. Frequentava tutti i bar del quartiere, gestiti non solo da cinesi ma da peruviani, nordafricani e anche senegalesi. Entrava e si metteva a parlare con un esagerato accento milanese, dicendo che voleva fare l’aperitivo. Allagava tutte le vocali, diceva parole in dialetto come «minga», «fa’ no girà i ball», «terun», «se ghè che te diset?». Solo che era cinese, e continuava a non saper pronunciare le consonanti labiali e dentali.

[Giuseppe Catozzella, Repertorio dei pazzi della città di Milano, in Repertorio dei pazzi d’Italia, a cura di Roberto Alajmo, Milano, ilSaggiatore 2012, pp. 33-34]

Il secchio

giovedì 2 Aprile 2015

alajmo

Una faceva la portinaia in un palazzo di via Mariano Stabile. Lavava le scale del condominio, poi riponeva il secchio e si sedeva. Passavano pochi minuti, andava a riprendere il secchio e ricominciava a lavare daccapo.

[Roberto Alajmo, Nuovo repertorio dei matti della città di Palermo, Mondadori, Milano 2004, p. 14]

Di’ddocu

giovedì 11 Dicembre 2014

alajmo

Uno si chiamava Ettore, e stava ore e ore in gabinetto. Fino a quando la madre non gli urlava:
«Ettore, scippati di’ddocu.»
Poi diventò grande e sua madre si stancò di gridare da dietro la porta. Ettore però non sapeva mai calcolare il tempo giusto per stare in gabinetto. Quindi dopo un poco si faceva prendere dall’ansia ed era lui a chiedere da dentro:
«Mamà, mi scippo sì o no?»

[Roberto Alajmo, Nuovo repertorio dei matti della città di Palermo, Mondadori, Milano 2004, p. 14]