Quartine supersoniche (Francesca Genti)

mercoledì 25 Maggio 2016

QUARTINE SUPERSONICHE

l’amore che io provo supersonico
è qualcosa che non so spiegare
è l’amore della sonda nello spazio
quando scopre un nuovo corpo astrale

l’amore che io provo licantropico
è una cosa che mi fa ululare
è lo sguardo della lupa verso il cucciolo
quando trova qualcosa da mangiare

l’amore che io provo cannibalico
è un istinto che non puoi domare
è il bolo del poeta quando mastica
due parole buone per rimare

l’amore che io provo mostruoso
certe volte mi fa vergognare
è la donna scimmia danzatrice
mentre balla alla festa parrocchiale

è il lupo l’ufo il commensale
che non sa fare conversazione,
è le sere di quando da bambino
ti mettevano da solo in punizione.

[Una poesia inedita di Francesca Genti (grazie)]

Scrivi scrivi

sabato 27 Febbraio 2016

Manganell

Scrivi scrivi
se soffri adopera il tuo dolore:
prendilo in mano, toccalo,
maneggialo come un mattone,
un martello, un chiodo,
una corda, una lama;
un utensile insomma.
Se sei pazzo, come certamente sei,
usa la tua pazzia: i fantasmi che affollano la tua strada
usali come piume per farne materassi;
o come lenzuoli pregiati
per notti d’amore;
o come bandiere di sterminati
reggimenti di bersaglieri.

[Giorgio Manganelli, Poesie, Milano, Crocetti 2006, p. 184]

Osservazioni

mercoledì 20 Gennaio 2016

Dopo poi volevo dire che c’è tutta una letteratura e anche due, delle volte, letterature.
Non so, per esempio: letteratura francese; letteratura russa.

Esperienze

lunedì 18 Gennaio 2016

Sto facendo un’esperienza stranissima, sto diventando vecchio.

Scempi

venerdì 15 Gennaio 2016

Io,
se posso scrivere la parola
echeggiare,
la scrivo,
e anche accelerare,
e abbrutire,
anche,
mi viene da dire.

Poi

lunedì 23 Novembre 2015

Avete delle domande?
Sì, volevo chiedere,
io ormai sono quarant’anni,
che batto a macchina,
o al computer,
che poi è la stessa cosa,
più o meno,
e più vado avanti
più dovrei imparare,
a battere a macchina,
o al computer,
e meno refusi dovrei fare,
invece più vado vado avanti
e più refusi faccio,
come mai?

Ma io mi sciolgo davanti a uno snack-bar

venerdì 3 Aprile 2015

J. Rodolfo Wilcock, Poesie

Ma io mi sciolgo davanti a uno snack-bar
se solo so che ci sei dentro tu,
e ho fatto verniciare d’oro il telefono
perché una volta mi hai chiamato tu.
Perciò ho deciso di regalarti gli Oceani,
fuori si intende dalle acque territoriali,
l’Atlantico, il Pacifico, l’Indiano,
e insieme a queste ingenti masse d’acqua
salata l’Artico e i Mari del Sud
con tutte le isole nuove disabitate,
che da lontano sembrano così verdi
per quanto, immagino, saranno piene di vipere.

[J. Rodolfo Wilcock, Poesie, Milano, Adelphi 1996 (3), p. 193]

martedì 24 Febbraio 2015

Ieri, a un certo momento, volevo dire Comunione e liberazione, mi veniva da dire Rifondazione comunista. Avevo presente che non era esattamente la stessa cosa, ma era come se fossero insieme, in una qualche cesta, dentro la mia testa.

Ancora

martedì 17 Febbraio 2015

Angelo Maria Ripellino, Poesie

Vivere è stare svegli
e concedersi agli altri,
dare di sé sempre il meglio,
e non essere scaltri.

Vivere è amare la vita
con i suoi funerali e i suoi balli,
trovare favole e miti
nelle vicende più squallide.

Vivere è attendere il sole
nei giorni di nera tempesta,
schivare le gonfie parole,
vestite con frange di festa.

Vivere è scegliere le umili
melodie senza strepiti e spari,
scendere verso l’autunno
e non stancarsi d’amare.

[Angelo Maria Ripellino, Poesie. 1952-1978, Torino, Einaudi 1990, p. 21]

Ripellino

mercoledì 31 Dicembre 2014

Angelo Maria Ripellino, Poesie

Chi può dire che cosa di noi resterà in questo affannoso incalzare di instabili guise, in questa altalena dannata, in questa gara di oblio, quando saremo gettati nel profondissimo buio, oltre il muro di cinta della Città Terrena, come nel Labirinto del mondo di Comenio? Ci si può solo sforzare di sopravvivere, non cedendo alle formule e al balbettio delle mode, restando se stessi, anche se con apparenza di anacronismi. Ma niente illusioni. Qualche tuo volumetto resterà in cima a uno sperduto scaffale della Biblioteca del Cosmo. E forse un unto, barbuto, infelice glossatore andrà un giorno a scovarne il titolo nel giallo dello schedario.

[Angelo Maria Ripellino, Poesie. 1952-1978, Torino, Einaudi 1990, p. 251]