Un esempio

venerdì 6 Maggio 2022

Io, se voglio capire, trovo posto per tutti. Io non ho una testa, ho una casa di tolleranza.

Venedikt Erofeev, Mosca – Petuški. Poema ferroviario

Bisogna farvi notare

lunedì 8 Marzo 2021

E bisogna farvi notare che l’omosessualità nel nostro paese è stata sradicata definitivamente, ma non del tutto. O meglio, del tutto ma non completamente. O, ancora meglio, del tutto e completamente ma non definitivamente.

[Venedikt Erofeev, Mosca – Petuški, Macerata, Quodlibet 2014, p. 149]

Tutte

domenica 7 Marzo 2021

Tutte le voci di tutti i cantanti sono schifose, ma ciascuna è schifosa a modo suo.

[Venedikt Erofeev, Mosca – Petuški, Macerata, Quodlibet 2014, p. 36]

Esercizi spirituali

giovedì 3 Dicembre 2020

Sì, bevete di più e mangiate di meno. È il miglior mezzo contro la presunzione e l’ateismo superficiale.

[Venedikt Erofeev, Mosca-Petuški. Poema ferroviario]

Quelli come lui

giovedì 12 Marzo 2020

Uno, che si chiamava Venedikt Erofeev, si domandava se ci sarà poi, là, una bilancia, o non ci sarà. E che secondo lui su quella bilancia, se ci sarà, i sospiri e le lacrime peseranno più del calcolo e della premeditazione. E che là, quelli come lui, poco seri, peseranno di più e vinceranno.

[Dal Repertorio dei matti della letteratura russa, in preparazione]

I russi e gli italiani

martedì 9 Luglio 2019

Ho visto la terza stagione di Stranger Things, e ci son dei russi, nella storia, che a me sembra siano come in occidente ci si immaginava fossero i russi cinquanta anni fa. E mi è venuto in mente il protagonista del poema ferroviario Mosca–Petuški, di Venedikt Erofeev, che sul treno fa finta di essere stato in Italia e al suo dirimpettaio, che gli chiede cosa pensano gli italiani dei russi, lui dice che gli italiani, ai russi, non ci pensano: che gli italiani «cantano, dipingono, e basta. Uno, per dire, sta in piedi e canta. E un altro, lì vicino, sta seduto e fa il ritratto a quello che canta. E un terzo, a una certa distanza, canta di quello che fa il ritratto. Ti vien su una tristezza. E la nostra tristezza loro non la capiscono…». «Son poi italiani. – gli dice il suo dirimpettaio, – Capiscono forse qualcosa, gli italiani?».

Stasera

giovedì 14 Febbraio 2019

Bere vodka schietta, magari a collo, in questo non c’è niente tranne languore di spirito e fretta. Mischiare la vodka con l’eau de cologne, ecco in questo c’è un certa dose di capriccio, ma non c’è nessun patos. E invece nel bere un bicchiere di Balsamo di Caanan, in questo c’è sia del capriccio che un’idea che del pathos e per di più c’è anche un’allusione metafisica.
Qual è l’ingrediente del «Balsamo di Caanan» che apprezziamo più di tutti? Be’, naturalmente il denaturato. Anche se il denaturato, essendo solo oggetto d’ispirazione, il denaturato di per se stesso di ispirazione è assolutamente privo. Che cosa, dunque, apprezziamo più di ogni altra cosa, nel denaturato? Ma certamente, la nuda sensazione gustativa. E ancora di più il miasma che emana. Per attenuare questo miasma serve almeno un pizzico di profumo. Per questo motivo, nel denaturato si versa – nella proporzione di 1:2:1 – della birra vellutata, meglio se Ostankino, o Senator, e della vernice per mobili depurata.

[Stasera, all’Atelier sì, Mosca–Petuški]

14 febbraio – Bologna

giovedì 14 Febbraio 2019

Giovedì 14 febbraio,
a Bologna,
all’Ateliersi,
in via San Vitale 69,
alle 21,
Mosca – Petuški,
di Venedikt Erofeev
(ingresso 5 euro con un bicchiere di vino
o un analcolico)

Vera Dulova

mercoledì 22 Agosto 2018

In questo film russo di Kirill Serebrennikov sul gruppo Kino (clic), che si intitola Leto (Estate) e è stato quest’anno a Berlino, dopo un’ora 37 minuti e 36 secondi si parla dell’arpista sovietica Vera Dulova, della quale parla anche Venedikt Erofeev nel suo poema ferroviario Mosca – Petuški, al capitolo 61MO CHILOMETRO – 65MO CHILOMETRO, e dice così:

– C’era un mio amico, non me lo dimenticherò mai. Era sempre stato, in un certo senso, un uomo appassionato, ma quella volta lì era come se gli fosse entrato dentro un diavolo. Era impazzito, e sapete per chi? Per Ol’ga Erdeli, la famosa arpista sovietica. Forse, anche Vera Dulova è un’arpista famosa. Ma lui era impazzito per la Erdeli. E non l’aveva mai vista in vita sua, l’aveva solo sentita strimpellare sull’arpa per radio e, pensa un po’ te, era impazzito…
Era impazzito e stava a letto. Non lavorava, non studiava, non fumava, non beveva, non si alzava da letto, non gli piacevano le ragazze, non si affacciava alla finestra. Dagli Ol’ga Erdeli, il discorso è tutto lì. Quando mi godrò l’arpista Ol’ga Erdeli, solo allora risorgerò: mi alzerò dal letto, lavorerò e studierò, berrò e fumerò e mi affaccerò alla finestra. Noi gli dicevamo:
– Ma perché proprio Ol’ga Erdeli? Prendi almeno Vera Dulova al posto della Erdeli. Vera Dulova suona benissimo!
E lui:
– Che vi venga un canchero a voi e a Vera Dulova! La vostra Vera Dulova non la posso neanche vedere. Non ci cagherei neanche insieme, con la vostra Vera Dulova!
Insomma, vediamo che il ragazzo ha fuso. E dopo tre giorni andiamo ancora da lui:
– Be’, sei ancora lì a farneticare di Ol’ga Erdeli? Abbiam trovato una medicina: vuoi che ti trasciniamo qua, domani, Vera Dulova?
– Certo – ha risposto, – se volete che la strangoli con una corda della sua arpa, la vostra Vera Dulova, prego, trascinatemela qua. Io la strangolo.
Cosa potevamo fare? Il ragazzo si stava spegnendo, bisognava salvarlo. Sono andato da Ol’ga Erdeli, volevo spiegarle la faccenda, ma poi non ce l’ho fatta. Volevo andare anche da Vera Dulova, ma no, ho pensato, che poi la strangola come un nontiscordardime. E passeggiavo per Mosca, di sera, e ero triste: loro là eran sedute alle loro arpe e suonavano, ingrassavano e si gonfiavano, alle loro arpe, e del ragazzo sarebbero rimaste solo rovine e polvere.

8 luglio – Milano

domenica 8 Luglio 2018

Domenica 8 luglio,
a Milano,
al Paolo Pini,
in Via Ippocrate, 45,
alle 21 e 45
Mosca–Petuški
di Venedikt Erofeev
(ingresso libero, necessaria prenotazione
02.66200646 olinda@olinda.org)