Anima

giovedì 5 Novembre 2020

Anima, ingombra di sciocchezze.

[Venedikt Erofeev, Bespoleznoe iskopaemoe, Moskva, Vagrius 2001, p. 137]

Chadži-Murat

giovedì 22 Ottobre 2020

Evidentemente sul cespuglio era passata la ruota di un carro, e solo dopo si era rialzato, e perciò era un po’ di traverso, tuttavia dritto. Come se gli avessero strappato una parte del corpo, rivoltato le interiora, staccato un braccio, cavato gli occhi. Ma lui stava dritto, e non si arrendeva all’uomo che, intorno a lui, aveva distrutto tutti i suoi fratelli.
“Che energia!” pensai. “L’uomo l’ha avuta vinta su tutto, ha distrutto milioni di piante, e questo ancora non si arrende.”

[In novembre esce per Garzanti la nuova edizione della mia traduzione di Chadži-Murat, di Lev Tolstoj]

Che energia

giovedì 3 Settembre 2020

Il cespuglio di ‘tartari’ era composto da tre getti. Uno era strappato e quel che restava del gambo spiccava come un braccio amputato. Gli altri due erano in fiore. Questi fiori erano stati rossi, adesso ormai eran neri. Evidentemente sul cespuglio era passata la ruota di un carro, e solo dopo si era rialzato, e perciò era un po’ di traverso, tuttavia dritto. Come se gli avessero strappato una parte del corpo, rivoltato le interiora, staccato un braccio, cavato gli occhi. Ma lui stava dritto, e non si arrendeva all’uomo che, intorno a lui, aveva distrutto tutti i suoi fratelli. “Che energia!” pensai. “L’uomo l’ha avuta vinta su tutto, ha distrutto milioni di piante, e questo ancora non si arrende.” E mi tornò in mente un’antica storia caucasica, che in parte ho vissuto, in parte ho sentito raccontare da testimoni oculari e in parte mi sono immaginato. Una storia così come si è formata nel mio ricordo e nella mia immaginazione, eccola qui.

[A novembre, per Garzanti, torna in libreria l’edizione di Chadži-Murat, di Tolstoj, che ho tradotto io (illustrazione di A. P. Safonov)]

Tutto sommato

martedì 25 Agosto 2020

Tolstoj Diceva: «Nonostante l’orrenda scrittura, in Dostoevskij si trovano pagine straordinarie».

[Serena Vitale, Nota al testo, in Fedor Dostoevskij, La mite, Milano, Adelphi 2018, p. 100]

Un uomo onesto

giovedì 16 Luglio 2020

Nicola era convinto che tutti rubassero. Sapeva che adesso si sarebbero dovuti punire gli impiegati dell’intendenza, e decise di degradarli tutti a soldato semplice, ma sapeva anche che ciò non avrebbe impedito a coloro che avrebbero occupato i posti resisi liberi, di fare lo stesso. La peculiarità degli impiegati consisteva nel fatto che rubavano, la sua peculiarità consisteva nel fatto che li puniva, e, benché la cosa lo annoiasse, assolveva a questo compito coscienziosamente.
– Evidentemente, da noi, c’è un unico uomo onesto – disse.
Černyšëv capì immediatamente che questo unico uomo onesto in Russia era Nicola stesso, e sorrise approvando.
— Dev’essere così, Sua Maestà, — disse.

[Firmato oggi il contratto per una nuova edizione di Chadži-Murat per Garzanti (illustrazione di A. P. Safonov)]

E uno

sabato 27 Giugno 2020

E uno tornava dal teatro con un’enorme pera in mano per la moglie, che tradiva con la governante francese.

[Lev Tolstoj, dal Repertorio dei matti della letteratura russa, in preparazione]

Anna Karenina e Parma

venerdì 8 Maggio 2020

Uno era di Parma e era contentissimo che nel capitolo X della prima parte di Anna Karenina si dicesse che il formaggio preferito del fratello di Anna, Stepan Arkàdič Oblonskij, detto Stiva, era il parmigiano reggiano.

[Dal Repertorio dei matti della letteratura russa, in preparazione]

Per sentirsi meno sola

martedì 17 Marzo 2020

Una, dopo una serie di sfortune sentimentali, era andata a vivere per i fatti suoi. Per sentirsi meno sola dormiva con Guerra e Pace, edizione Garzanti 2016, e lo abbracciava a cucchiaio.

[Dal Repertorio dei matti della letteratura russa, in preparazione]

Lui

giovedì 27 Febbraio 2020

Uno consigliava di vivere totalmente casti per raggiungere la massima perfezione. Lui, di figli, ne aveva tredici.

[Dal Repertorio dei matti della letteratura russa, in preparazione]

Caio

mercoledì 26 Febbraio 2020

Quell’esempio di sillogismo che aveva studiato nel manuale di logica del Kiesewetter , Caio è un uomo, gli uomini sono mortali, perciò Caio è mortale, gli era sembrato, per tutta la vita, valido solo in rapporto a Caio, e in alcun modo in rapporto a se stesso. Una cosa era l’uomo-Caio, l’uomo in generale, e in questo caso il sillogismo andava benissimo; ma lui non era né Caio né l’uomo in generale, ma era sempre stato un essere molto, molto particolare, molto diverso da tutti gli altri esseri; era stato Vanja, con la mamma, col papà, con Mitja e Volodja, con i giochi, con il cocchiere, con la njanja ; e poi con Katen’ka, con le gioie, i dolori, gli entusiasmi dell’infanzia, dell’adolescenza, della giovinezza. Aveva mai sentito Caio l’odore del pallone di cuoio che al piccolo Vanja piaceva così tanto? Aveva mai baciato la mano alla mamma, Caio, e avevano mai frusciato così dolcemente, per Caio, le pieghe della seta del vestito della mamma? Aveva mai litigato, Caio, per le frittelle, all’istituto di giurisprudenza? E Caio, era mai stato innamorato? E sapeva, Caio, presiedere un’udienza in tribunale?
Certo che Caio è mortale, lui è giusto che muoia, ma io, piccolo Vanja, io, Ivan Il’ič, con tutte i miei sentimenti, i miei pensieri, io sono un’altra cosa. Non è possibile che mi tocchi morire. Sarebbe troppo orribile.
Questo sentiva.

[Mi hanno avvisato ieri che il prossimo giugno (salvo impedimenti) c’è la lettura integrale della Morte di Ivan Il’ič al Cimitero monumentale di Bologna]