La banda del formaggio, sempre

martedì 28 Maggio 2013

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Se c’è un fuggi fuggi è generale

martedì 28 Maggio 2013

Labandadelformaggio

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Come le è venuto in mente un editore-libraio come nuovo protagonista?
Non mi ricordo bene.

Ermanno, in qualche modo, è “antipolitico”, ma diffida anche di tutto quello che si presenta come “nuovo”. Insomma, è tutt’altro che grillino. Si sente “governato” solo dalla letteratura. La letteratura può essere una guida per la politica?

Per come capisco io Ermanno, lui pensa che la politica non consista nell’andare a votare, ma nello stare attenti a quel che si fa, tutti i giorni, non solo i giorni che ci sono le elezioni, non solo quando c’è da prendere partito. E, come dice, il fatto che una cosa sia nuova, secondo Ermanno, non è una garanzia della bontà di quella cosa. Per via della letteratura come guida della politica, credo che la letteratura sia una guida per chi legge i libri.

A pagina 130 Ermanno non riesce a rispondere alla domanda sul “pericolo degli e-book”. Se non fosse caduta la linea, cosa avrebbe risposto?
Credo avrebbe detto che la crisi dei libri di carta, secondo lui non dipendeva dalla presenza dei libri elettronici ma era legata alla crisi più generale che c’era nel momento in cui lui scriveva il romanzo (2012), e avrebbe provato a dimostrare questa sua tesi sostenendo che il mercato immobiliare, che pure era in crisi, era in crisi senza che fosse comparsa, a causarla, la concorrenza di (auspicabili, pure) appartamenti elettronici. Continua a leggere »

25 maggio – Ozzano Taro

sabato 25 Maggio 2013

Sabato 25 maggio,
a Ozzano Taro,
al Museo Guatelli (clic),
alle ore 21:00,
La banda del formaggio.

Capitolo 36

sabato 25 Maggio 2013

Labandadelformaggio

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

36.

Non c’entra tanto, ma cominciava allora, pochi mesi fa, una cosa che io ho come il sospetto che duri ancora quando voi starete leggendo questo libro, che è la presenza di politici nuovi che in sostanza, quello che dicono, mi sembra, è che loro son diversi dagli altri, cioè da quelli vecchi.
Solo che anche gli altri, quelli vecchi, sostengono di essere diversi dagli altri, sia dai nuovi che dai vecchi altri da loro.
Allora dei politici veramente nuovi, mi sembra, quello che dovrebbero dire è che loro sono uguali, agli altri.
Non li voterebbe nessuno, però, probabilmente.
Si perderebbe così l’unica occasione di votare veramente il nuovo, la gente ha tanta voglia di nuovo.
E lo dico così, come un consiglio.

 

[La banda del formaggio, pp. 133-134]

17 maggio – Torino

venerdì 17 Maggio 2013

Venerdì 17 maggio,
a Torino,
al salone del libro,
caffè letterario,
alle 15,
si presenta La banda del formaggio,
con Alessandro Bonino

Uomini d’affari

venerdì 17 Maggio 2013

Labandadelformaggio

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

e dovevo andare alla fiera del libro di Roma, e andare a dormire in un albergo, all’Eur, quel quartiere fascista che era diventato una specie di centro congressi, un albergo geometrico, pulito, con un ascensore panoramico, un albergo da uomini d’affari, a promuovere la letteratura tradizionale, l’impercettibile valore aggiunto dei libri di carta (nel programma c’era scritto cartacei) rispetto ai libri elettronici.
/…/
E più andavo avanti più avevo l’impressione che la letteratura, sia quella di carta (cartacea) che quella elettronica, non avesse niente a che fare con gli uomini d’affari, e con i centri congressi, e col valore aggiunto, io più andavo avanti più mi sembrava che la letteratura, più che nei centri congressi, fosse più facile trovarla nella spazzatura, nei cassonetti, negli ospedali, sui filobus, nelle sale d’attesa degli ambulatori veterinari, nei bagni dei cinema, nei sottopassaggi abbandonati, sotto i cavalcavia, nei prati dopo che avevan smontato i tendoni dei circhi, nelle tabaccherie, nelle collezioni di francobolli, negli espositori delle cartoline, nei pavimenti dei bar quando eran cosparsi di segatura, nelle file alle casse dei supermercati, sui marciapiedi delle stazioni, in tutti gli uffici di oggetti smarriti, nella paura di chi faceva una cosa per la prima volta, un farmacista, o un medico di guardia, o uno scrutatore, o una bambina delle medie, nel passo di quelli che davano le dimissioni, nel respiro che si prendeva prima di aprire l’esito di una lastra ai polmoni, nel toccare i muri quando era saltata la luce, dappertutto, tranne che in un albergo per uomini d’affari, avevo l’impressione, ma probabilmente mi sbagliavo, perché probabilmente si trovava anche in un albergo per uomini d’affari, forse, nel sospiro delle cameriere nel momento in cui si chinavano per guardar sotto i letti, o nel rumore delle stoviglie a apparecchiare per la colazione, o nei monologhi dei tassisti che arrivavano dalla stazione o anche che non arrivavano dalla stazione, ma da qualche altra parte, o nei monologhi dei tassisti da qualsiasi parte arrivassero.

[La banda del formaggio, pp. 142-143, a Torino esce oggi, nel resto d’Italia esce il 23 maggio]

Uno dei capitoli 33

mercoledì 15 Maggio 2013

Labandadelformaggio

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

33.

Uno avrebbe potuto anche chiedersi, sarebbe stato comprensibile, se io non avessi avuto obiezioni morali, quando avevo scoperto che il mio socio veniva da una specie di dinastia di ladri, e a me sarebbe venuto da dirgli di no, che non avevo avuto obiezioni morali.
E se quello mi avesse chiesto come mai, io gli avrei risposto che non lo sapevo, ma che quando avevo letto Il grande Gatsby, di Fitzgerald, la prima pagina, quando l’io narrante diceva che a lui, suo padre, gli aveva insegnato una cosa sola, piccola, di non giudicare, io mi ricordo che avevo pensato «Ma che fortuna».
Che era veramente uno fortunato, uno così, secondo me.
E il contrario, il fatto di giudicare, era veramente un po’ una disgrazia, e uno che giudicava, soprattutto se giudicava senza sapere, e si giudicava quasi sempre, senza sapere, era veramente un po’ un disgraziato, secondo me, gli avrei detto, anche se poi credo che mi sarei vergognato di quel che avevo detto, difatti poi queste cose non le avevo mai dette.

[La banda del formaggio, esce il 23 maggio (a Torino il 17)]

La scomparsa dell’incanto

mercoledì 24 Aprile 2013

C’è quel momento lì che una cosa incantevole smette di essere incantevole. Come andare al cinema. Com’era straordinario, quand’eravamo piccoli, andare al cinema, e com’è normale, ordinario, noioso, quasi, un obbligo sociale, oggi, che siamo grandi. Ecco La banda del formaggio, un po’, racconta quello, il passaggio dall’incanto all’abitudine, il momento che le cose, il cinema, il teatro, la musica (chi si ricorda la prima volta che ha sentito una canzone?) vengono come rivestite da un imballaggio, coperte di pluriball, e non c’è più l’incanto, c’è solo lo spazio che tengono nella nostra vita noiosa, e faticosa, una vita da vecchi che non sanno far altro che portare pazienza, quando son bravi, o non sanno fare altro che lamentarsi, quando sono noiosi.

Un pezzettino

mercoledì 24 Aprile 2013

Labandadelformaggio

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Dopo che mi era successa quella cosa lì, sull’autobus, che era successa che non ero vecchio, quanti anni avrò avuto, avrò avuto cinquantasette anni, avevo pensato “Ma come son messo?”, e il giorno dopo, o due giorni dopo, avevo pensato che forse potevo andare a correre e, il mattino dopo, mi ero messo davvero a correre. Non solo per quello; che io, all’epoca, non ero più giovane, ormai, quanti anni avrò avuto? cinquantasette anni, e io, che non son mai stato grasso, a quell’epoca mi era sbucata fuori una pancia che mi cominciava a prendere contro da tutte le parti, e la cosa che mi dispiaceva, all’epoca, due o tre anni fa, quanti anni avrò avuto?, cinquantasei anni, non era tanto avere la pancia, che ormai, non ero più giovane, potevo anche avere la pancia, era dovere andare in giro, con quella pancia, di fianco a Daguntaj, che qualcuno che ci avesse visto avrebbe pensato “Ma cosa ci fa quella ragazza bellissima di fianco a quel vecchio messo così male?”.
Quello lì era un periodo, proprio, mi stavo lasciando un po’ andare, mi scappava ogni tanto anche una scorreggina nei momenti più impensati, in riunione, o in fila al self service, mi stavo riducendo come il Bandierino, che il Bandierino (non si chiama Bandierino, il Bandierino non esiste) è l’unico autore parmigiano che abbiam pubblicato, solo un libro, sembrava così simpatico, a leggerlo, era così noioso, di persona, così puntiglioso, ha voluto far tutto lui, anche la quarta di copertina, e in quarta di copertina ci ha scritto una cosa, perché lui, in quel libro lì, cioè non lui, il protagonista, che però era una proiezione, era lui, era il Bandierino (non si chiama così) aveva una malattia che si chiamava bombardite che faceva continuamente delle scoregge e quarta di copertina, che l’aveva voluta a tutti i costi far lui, ci aveva scritto «Io, delle volte, andare in giro per strada, mi sembra di essere una macchina per far le scoregge» e io, quel periodo lì, prima di mettermi a correre, quanti anni avrò avuto, cinquantasei anni, mi sembra che avevo imboccato alla strada che nel giro di poco mi trasformavo in una specie di Bandierino, com’era pignolo, il Bandierino.

[La banda del formaggio, in preparazione]

Un inizio

mercoledì 24 Aprile 2013

Labandadelformaggio

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ma quelli che scrivono sopra ai giornali, non gli capita mai che gli viene il dubbio che quello che scrivono son delle cagate?

[La banda del formaggio, in preparazione]