Una giornata di Il’ja Il’ič

sabato 20 Agosto 2011

Appena alzato da letto, al mattino, dopo aver preso il tè, si coricava subito sul divano, appoggiava la testa alle mani e si metteva a riflettere, senza risparmiare le forze, fino al momento in cui, alla fine, la testa era stremata dal duro lavoro e la coscienza diceva: abbiam fatto abbastanza, oggi, per il nostro bene.
Solo allora decideva che si poteva riposare dalle fatiche e cambiava la sua posa diligente in un’altra, meno lavorativa e severa, più adatta ai sogni e al languore.
Liberatosi così dalle cure connesse agli affari, a Oblomov piaceva rinchiudersi in sé e vivere nel mondo che si era creato.

Un dialogo 2

lunedì 15 Agosto 2011

– Be’, e c’è qualcos’altro di nuovo in politica? – chiese Oblomov dopo aver taciuto un po’.
– Sì, scrivono che la sfera terrestre si raffredda sempre di più: una volta o l’altra ghiaccerà tutta.
– Ma dài! Ma è forse politica, questa?
Alekseev era mortificato.
– Dmitrij Alekseič all’inizio ha parlato di politica, – si giustificò, – poi è andato avanti a leggere e non ha detto, quando finiva la politica… Questa era già letteratura, lo so.
– E cosa ha letto, di letteratura? – chiese Oblomov.
– Ha letto che gli autori migliori sono Dmitriev, Karamzin, Batjuškov e Žukovskij…
– E Puškin?
– Puškin lì non c’era. Anch’io ho pensato: ma perché non c’è? Eppure è un zenio, – disse Alekseev pronunciando la g come una z.
Subentrò il silenzio.

[Oblomov, quarta parte, oggi finiamo]

Un dialogo

domenica 14 Agosto 2011

– Mi racconti qualcosa, Ivan Alekseevič! – aveva detto.
– Abbiamo già parlato di tutto, Il’ja Il’ič, non c’è niente, da raccontare.
– Come niente? Lei vede della gente: non c’è nessuna novità? Legge i giornali, no?
– Sì, ve’, qualche volta li leggo, o se no li leggon degli altri, ne parlano, e io ascolto. Ieri per esempio, da Aleksej Spiridonyč, suo figlio, uno studente, ha letto ad alta voce…
– Cos’ha letto?
– Degli inglesi, che hanno mandato dei fucili e della polvere a qualcuno. Aleksej Spiridonyč ha detto che ci sarà la guerra.
– A chi li hanno mandati?
– In Spagna, o in India, non mi ricordo. Il console però era molto poco contento.
– Che console? – chiese Oblomov.
– È quello, che non mi ricordo, – disse Alekseev alzando il naso verso il soffitto e sforzandosi di ricordare.
– Con chi ci sarà la guerra?
– Con il pascià turco, credo.

[Oblomov, quarta parte, domani finiamo]

abc

venerdì 12 Agosto 2011

si lasciavano alle spalle l’amore come se fosse l’abc del matrimonio, una forma di gentilezza, come fare un inchino entrando in società e poi via, presto, al lavoro. Come se fossero impazienti di scrollarsi di dosso la primavera della vita; molti, anzi, avrebbero poi guardato male le loro mogli per tutta la vita, come se li facesse arrabbiare il fatto di esser stati, un tempo, così stupidi da amarle.

[Oblomov, quarta parte, in preparazione]

Oblomov

martedì 2 Agosto 2011

– Ascolti, – ripeté sillabando e quasi sussusrando, – io non so che cosa sia il lavoro gratuito, che cosa sia il lavoro in campagna, che cosa significhi contadino povero, o ricco; non so cosa sia un quarto di segale o di avena, quasto costi, in che mese vada seminata, in che mese si raccolga e quando si venda: non so se sono ricco o povero, se tra un anno sarò sazio o se sarò un mendicante, io non so niente! – concluse malinconicamente, lasciando andare i bordi dell’uniforme e allontandosi da Ivan Matveevič. – Di conseguenza, parli come me, e mi consigli, come farebbe con un bambino…

Ol’ga

sabato 25 Giugno 2011

– Perché non è possibile? – chiese lei. – Lei dice che io “mi sbaglio, che amerò un altro”, e io penso, a volte, che lei smetterà, semplicemente, di amarmi. E allora? Come potrò giustificare quel che faccio adesso? Se non di fronte agli uomini, alla società, di fronte a me stessa?… E delle volte non dormo neanch’io, pensandoci, ma non la tormento con delle ipotesi sul futuro, perché credo nel meglio. La mia felicità è più forte della mia paura. E quando a lei, guardandomi, brillano gli occhi, io credo che valga qualcosa; quando mi viene a cercare arrampicandosi su per delle colline; quando dimentica la prigrizia e corre per me, col caldo, in città, per un mazzo di fiori, per un libro; quando vedo che l’ho fatta sorridere, desiderare la vita… Io aspetto, cerco una cosa, la felicità, e credo di averla trovata. Se mi sbaglio, se è vero che piangerò sul mio errore, perlomeno io sento qui (si appoggiò una mano sul cuore), che sono incolpevole; vorrà dire che non era destino, che Dio non voleva. Ma non ho paura di lacrime future; non piangerei invano: le avrei pagate qualcosa… Io…. son stata così bene! – aggiunse.

[Ivan Aleksandrovič Gončarov, Oblomov, parte seconda, capitolo X]

Un gatto

venerdì 3 Giugno 2011

Prenderò un cane, – decise Oblomov, – oppure un gatto… meglio un gatto: i gatti sono affettuosi, fanno le fusa.

[Ivan Gončarov, Oblomov, parte seconda, capitolo VII]

Oblomov

mercoledì 4 Maggio 2011

La passione! Va benissimo nelle poesie e sulla scena, dove gli attori vanno avanti e indietro con mantelli e pugnali e poi, quelli che hanno ucciso e quelli che son stati uccisi, escono e vanno a cena insieme…
Sarebbe bello se anche le passioni finissero così, invece lasciano del fumo, della puzza, e mai la felicità. E i ricordi: solo vergogna e capelli strappati.

Il babbo di Oblomov

giovedì 7 Aprile 2011

– È un po’ che non leggo un libro, – diceva, o, delle volte, cambiava frase: – Dài che leggiamo un libro, – diceva, oppure semplicemente passava di fianco a una piletta di libri passatigli dal fratello e tirava fuori, senza guardare, il primo che gli capitava.
Fosse Golikov, o il Nuovissimo libro dei sogni, o la Russiade di Cheraskov, o una tragedia di Sumarokov, o, infine, un periodico di tre anni prima, Oblomov leggeva tutto con identico piacere, esclamando, di tanto in tanto:
– Guarda un po’ cosa è andato a pensare! Che brigante! Ah, che ti venga un accidente!
Queste esclamazioni si riferivano all’autore, qualifica che, ai suoi occhi, non meritava nessuna considerazione; aveva fatto anche proprio quel semidisprezzo per gli scrittori che per essi nutrivano gli uomini del passato. Egli, come molti, allora, considerava gli autori dei buontemponi, dei perdigiorno, degli ubriaconi e dei buffoni, delle specie di ballerini.

Il sogno di Oblomov

sabato 19 Marzo 2011

E così, fino a mezzogiorno, tutto si agitava e si dava da fare, tutto viveva di una vita piena e notevole, da formicaio. Non si fermavano neanche alla domenica e nei giorni di festa, queste laboriose formiche: allora il rumore dei coltelli, in cucina, echeggiava più spesso e con più forza: una serva copriva più volte il tragitto tra la cantina e la cucina, con una doppia quantità di farina e di uova, nel pollaio aumentavano i gemiti e gli spargimenti di sangue. Si cuoceva un dolce gigantesco, che i padroni stessi mangiavano anche il giorno dopo; il terzo e il quarto giorno i resti arrivavano nella stanza delle serve; il dolce campava fino al venerdì, quando un avanzo indurito, senza ripieno, veniva passato, segno di particolare benevolenza, ad Antip, il quale, dopo essersi fatto il segno della croce, demoliva, con fracasso e con coraggio, questo cuorioso avanzo fossile, godendo più della consapevolezza che quello era il dolce dei signori che del dolce stesso, come un archeologo che beva, con piacere, un vino cattivo dal coccio di un vaso millenario.