La nicotina

giovedì 13 Giugno 2019

Lucy si accende un’altra sigaretta. Io amo la nicotina. Mette a proprio agio i testimoni quando le cose si fanno difficili, impedisce ad amici e familiari della vittima di andare in pezzi, significa che possiamo innervosire i sospetti come ci pare, e poi offrire loro una sigaretta non appena vogliamo che si calmino di nuovo. I non fumatori sono una fatica doppia, con loro bisogna trovare altri modi. Per me, chiunque sia implicato in un omicidio dovrebbe fumare un pacchetto al giorno.

[Tana French, L’intruso, traduzione di Alfredo Colitto, Torino, Einaudi 2019, p. 71]

Diritti dell’uomo

domenica 26 Maggio 2019

Confessiamo una buona volta a noi stessi che, da quando l’umanità ha introdotto i diritti dell’uomo, si fa una vita da cani.

[Karl Kraus, Essere uomini è uno sbaglio, a cura di Paola Sorge, Torino, Einaudi 2012, p. 16]

Molto brutta

martedì 14 Maggio 2019

L’omicidio Mineo. Bruuuuuutta storia.

[James Ellroy, Cronaca nera, traduzione di Alfredo Colitto, Torino, Einaudi 2019, p. 87]

I nomi delle strade

mercoledì 1 Maggio 2019

nino

Le strade sono
tutte di Mazzini, di Garibaldi,
son dei papi,
di quelli che scrivono,
che dan dei comandi, che fan la guerra.
E mai che ti capiti di vedere
via di uno che faceva i berretti
via di uno che stava sotto un ciliegio
via di uno che non ha fatto niente
perché andava a spasso
sopra una cavalla.
E pensare che il mondo
è fatto di gente come me
che mangia il radicchio
alla finestra
contenta di stare, d’estate,
a piedi nudi.

[Nino Pedretti, Al vòusi, Torino, Einaudi 2017, p. 19]

Niente donne, né alcool, né poesia

domenica 13 Gennaio 2019

Colgo l’occasione per annunziarti che ho vinto il concorso alla cattedra di letteratura russa di Roma. Nonostante le mie stravaganze e le mie capriole. Mi è stato detto però che devo ora mettere la testa a partito, assumere gravità cattedratica. Come a dire: niente donne, né alcool, né poesia (specie poesie d’avanguardia!).
Esenin ha scritto «L’anima viva non si può mai rifare». E Majakovskij: «Spero, ho fiducia che non verrà mai me l’ignominioso bonsenso». Come svitare la propria testa, volgendola verso l’ottusità pedantesca?

[Angelo Maria Ripellino, Lettera a Italo Calvino del 28.11.1961, in Lettere e schede editoriali, Torino, Einaudi 2018, p. 61]

Imparare a tremare

lunedì 17 Dicembre 2018

Non voglio imparare a non aver paura, voglio imparare a tremare. Non voglio imparare a tacere, voglio assaporare il silenzio da cui ogni parola vera nasce. Non voglio imparare a non arrabbiarmi, voglio sentire il fuoco, circondarlo di trasparenza che illumini quello che gli altri mi stanno facendo e quello che posso fare io. Non voglio accettare, voglio accogliere e rispondere. Non voglio essere buona, voglio essere sveglia. Non voglio fare male, voglio dire: mi stai facendo male, smettila. Non voglio diventare migliore, voglio sorridere al mio peggio. Non voglio essere un’altra, voglio adottarmi tutta intera. Non voglio pacificare tutto, voglio esplorare la realtà anche quando fa male, voglio la verità di me. Non voglio insegnare, voglio accompagnare. Non è che voglio così, è che non posso fare altro.

[Chandra Livia Candiani, Il silenzio è cosa viva. L’arte della meditazione, Torino, Einaudi 2018, p. 75]

Angelo Angelo

venerdì 26 Ottobre 2018

E il mio amico-angelo Angelo mi ha regalato una frase di Eduardo Galeano: «Beati gli ubriachi, perché vedranno Dio due volte».

[Chandra Livia Candiani, Il silenzio è cosa viva. L’arte della meditazione, Torino, Einaudi 2018, p. 10]

Il dottore nuovo

mercoledì 10 Ottobre 2018

Disse: – Non avrà mica l’arteriosclerosi?
Disse: – Ci sarà da fidarsi di questo dottore nuovo? Il vecchio era vecchio, si capisce, non si interessava più. Se gli si diceva un disturbo, diceva subito che l’aveva anche lui Questo scrive tutto, hai visto come scrive tutto? Hai visto com’è brutta la moglie?
Disse: – Ma possibile che non si possa avere da te, qualche volta, il miracolo d’una parola?
– Che moglie? – dissi.
– La moglie del dottore.
– Quella che è venuta ad aprire, – dissi, – non era la moglie. Era l’infermiera. La figlia del sarto di Castello. Non l’hai riconosciuta?
– La figlia del sarto di Castello? Che brutta che è.
– E come mai non aveva il camice? – disse. – Gli farà da serva, non da infermiera, ecco qua.
– Non aveva il camice, – dissi, – perché se l’era levato, perché stava per andarsene. Il dottore non ha né serva, né moglie. È scapolo, e mangia alla Concordia.
– Scapolo, è?
Mia madre subito nel suo pensiero mi sposò col dottore.
– Chissà se si trova meglio qui, o a Cignano dov’era prima? Meglio a Cignano, probabile. Più gente, più vita. Dovremo invitarlo a pranzo una volta. Con Gigi Sartorio.
– A Cignagno, – dissi, – ha la fidanzata. Si sposano in primavera.
– Chi?
– Il dottore.
– Così giovane, già fidanzato?

[Natalia Ginzburg, Le voci della sera, in Cinque romanzi brevi e altri racconti, Torino, Einaudi 1993, p. 274]

Una gamma di sedie

domenica 16 Settembre 2018

Presi appuntamento con uno psicologo all’ambulatorio dell’università. In sala d’attesa vidi una brochure intitolata Verità e falsi miti sull’acidità di stomaco e mi misi a leggere, perché di solito i falsi miti mi divertivano, ma questi facevano pena. «La menta piperita è un rimedio contro l’acidità di stomaco». Un’infermiera disse una parola che quasi sicuramente voleva essere il mio nome. La seguii fino a una porta con una targa di metallo che diceva PSICOLOGIA DELL’INFANZIA E DELL’ADOLESCENZA. All’interno, un uomo dai capelli bianchi con la faccia rubizza sedeva dietro una scrivania circondato da blocchetti di legno e maiali di plastica. Non c’erano altri animali, solo maiali. Ivan li aveva nominati nelle sue mail. I maiali avevano qualcosa di speciale che io non sapevo?
– Accomodati, prego, – disse lo psicologo dell’infanzia e dell’adolescenza, indicando una gamma di sedie, alcune a dimensione di bambino e altre, immaginai, a dimensione di adolescente. Mi sedetti su una delle sedie più grandi e gli raccontai tutto.

[Elif Batuman, L’idiota, traduzione di Martina Testa, Torino, Einaudi 2018, p. 139]

Mai

mercoledì 5 Settembre 2018

Era difficile decidere quale corso di letteratura frequentare. Tutto ciò che dicevano i professori sembrava secondario rispetto alle questioni importanti. Tu volevi sapere perché Anna doveva morire, e invece quelli ti dicevano che i proprietari terrieri russi dell’Ottocento erano combattuti fra il sentirsi e il non sentirsi davvero europei. Il sottinteso era che fosse sinonimo di ingenuità voler parlare di qualcosa di interessante, o pensare di poter mai arrivare a capire qualcosa di importante.

[Elif Batuman, L’idiota, traduzione di Martina Testa, Torino, Einaudi 2018, p. 18]