Imperatore degli Stati Uniti e protettore del Messico

sabato 19 Settembre 2015

Graziano Graziani, Atlante delle micronazioni

Non sono in molti, a saperlo, ma la patria di Washington e Lincoln, culla dei principi repubblicani, ha avuto per vent’anni un monarca. Joshua Norton fu il primo – e peraltro unico – Imperatore degli Stati Uniti d’America, e la sua incredibile vicenda è uno dei fondamenti della cultura micronazionalista. Nato a Londra nel 1819, dopo aver trascorso infanzia e giovinezza in Sudafrica, a trent’anni emigra negli Stati Uniti, a San Francisco, dove cerca di far strada negli affari. Dispone di quarantamila dollari, una cifra ingente per l’epoca, frutto di un lascito paterno, con cui fa buoni affari fino al 1953, quando incappa in un investimento sbagliato. Quell’anno la Cina aveva bloccato le esportazioni di riso a causa di una carestia, con l’effetto che il prezzo era decuplicato. Quando Norton apprende che a San Francisco sta per approdare una nave di ritorno dal Perù carica di riso, decide di acquistare l’intero carico. Subito dopo aver firmato il contratto, molte altre navi tornano dal Perù con partite di riso e il prezzo torna al livello precedente. Joshua è rovinato, ma non si dà per vinto: intraprende una causa legale che andrà avanti fino al 1857 per annullare il contratto, perché secondo lui la qualità del riso non è quella pattuita. Ma la corte gli dà torto. Senza più un soldo, Joshua si allontana da San Francisco per una sorta di esilio volontario.
Farà ritorno in città nel 1859, in evidente stato di confusione mentale. Persi i suoi averi, quello che un tempo era stato un rampante imprenditore entra ora a far parte della schiera dei poveri e dei disadattati che affollano le strade della città. Ma nel suo breve esilio Joshua ha maturato una visione precisa sull’inadeguatezza del sistema giudiziario americano e sull’ingiustizia degli organi politici del suo paese. Così, presa carta e penna, scrive ai quotidiani cittadini una risoluzione in cui si proclama Imperatore degli Stati. È il 17 settembre del 1859, e la lettera recita così:

A perentoria richiesta e desiderio di larga maggioranza di questi Stati Uniti, io, Joshua Norton, un tempo cittadino di Algoa Bay, Capo di Buona Speranza, e oggi e per gli ultimi scorsi 9 anni e 10 mesi cittadino di San Francisco, California, dichiaro e proclamo me stesso Imperatore di questi Stati Uniti; e in virtù dell’autorità in tal modo acquisita, con la presente ordino ai rappresentati dei diversi Stati dell’Unione di riunirsi in assemblea presso il Music Hall di questa città, in data primo febbraio prossimo venturo, e lì procedere alla modifica delle leggi esistenti dell’Unione al fine di correggere i mali sotto i quali questa nazione si trova ad operare, e in tal modo ripristinare la fiducia, sia in patria che all’estero, nell’esistenza della nostra stabilità e integrità.

Norton 1, Imperatore degli Stati Uniti

Ovviamente il proclama viene ignorato, ma non dal «San Francisco Bulletin», il cui direttore decide di pubblicarlo con intento satirico. L’effetto che produce, tuttavia, va al di là delle previsioni. La gente comincia a rivolgersi a Norton, che sta spesso per le strade della città dispensando ai passanti i suoi consigli, con il titolo imperiale che gli spetta. Ben presto diventa per tutti l’Imperatore Norton.
Joshua si procura una uniforme blu con delle decorazioni dorate, e porta a mo’ di sciabola un bastone con il quale si aiuta a camminare. Ora la sua figura è riconoscibile, e il novello imperatore si butta con entusiasmo nelle sue funzioni di governante: inizia un’attività di ispezione di cantieri navali, delle condizioni di lavoro e delle strutture pubbliche, e prosegue con i suoi proclami dichiarandosi Protettore del Messico. Joshua comincia persino a stampare delle note di credito, generalmente di cinquanta centesimi, ma anche da cinque e dieci dollari, che presenta ai negozi come forme di pagamento, e che questi accettano di buon grado.

[Graziano Graziani, Atlante delle micronazioni, Macerata, Quodlibet 2015, pp. 15-17]