Una cosa che mi fa arrabbiare
Nella prosa, e anche nella poesia, una cosa che non mi piace per niente sono i punti esclamativi, ma ancora meno mi piacciono i puntini di sospensione, mi fanno proprio arrabbiare, chissà cosa m’han fatto.
Nella prosa, e anche nella poesia, una cosa che non mi piace per niente sono i punti esclamativi, ma ancora meno mi piacciono i puntini di sospensione, mi fanno proprio arrabbiare, chissà cosa m’han fatto.
Anche quest’anno mi son ricordato che, siccome non ho la televisione, posso fare la disdetta del canone Rai (scade il 31 gennaio).
Dopo mi chiedevo, stamattina, se ci sarà mai un momento, nella mia vita, che non sarò in ritardo con le consegne, secondo me mai. Ma mai mai mai mai mai mai mai mai mai, eh?
Se uno si porta il computer a letto e si mette a scrivere, oppure si alza e si mette a scrivere alla scrivania, anche se scrive delle stesse cose, scrive poi delle cose tutte diverse, mi sembra. Comunque buongiorno.
Ieri non trovavo più il mio bancomat, ho pensato che forse l’avevo lasciato al supermercato, ho chiamato il supermercato gli ho chiesto se avevano trovato un bancomat, mi han detto di sì, un bancomat con dietro uno scarabocchio, ho detto «È il mio di sicuro, non è uno scarabocchio, è la mia firma».
Ho cambiato la guarnizione della caffettiera, e ogni volta che faccio il caffè si sparge per l’appartamento un odore di gomma che mi piace, perché mi ricorda che ho cambiato la guarnizione e mi fa pensare Che bravo sono stato, che ho cambiato la guarnizione della caffettiera.
Sono a Londra, vado a correre tutte le mattine lungo il Tamigi e ne rimango contento. «Non so come fate, senza andare a correre la mattina lungo il Tamigi», ho detto ieri alla Battaglia e a Togliatti. Non mi hanno risposto.
Nelle serie televisive, quando suona o vibra un cellulare mi vien su un’agitazione. Gli scrittori di thriller, con me, se la cavano con poco, basta che fanno suonare un cellulare, io son già agitato.
All’aeroporto di Bologna sta per aprire una catena di «True italian coffees and foods», c’è scritto così.
Che potrebbe essere la traduzione di caffè (plurale) e cibi italiani; io, devo dire, l’inglese lo so malissimo, ma mi ricordo che alle superiori mi hanno insegnato che ci sono dei nomi, come marmalade, che sono «uncountable nouns», che non conoscono il plurale, e mi sembra che Coffee and Food siano uncountable anche loro, ma magari mi sbaglio, è scritto così in grande (cliccare sull’immagine per ingrandire).
Quand’ero piccolo mi stupivo che gli attori non starnutissero mai, e mi dicevo che era difficile, la vita dell’attore, che dovevano essere capaci di non starnutire, non tossire mai e non andare quasi mai in bagno. Adesso mi sorprende il fatto che non devono mai caricare il loro cellulare: hanno dei cellulari che durano dei mesi, in certe serie televisive, che fortuna.