Adesso dico una cosa molto importante

sabato 29 Luglio 2017

Scrivo queste righe appena tornato dalla Russia, e intanto che le scrivo sento per radio un dibattito e sta intervenendo l’ex sindaco di Milano Pisapia e Pisapia a un certo punto dice «Adesso dico una cosa molto importante», e dopo la dice e a me, devo dire, non mi sembra una cosa così importante.
Ecco, a proposito della comicità, ci sono quelli che dicono, quando cominciano a parlare, «Adesso dico una cosa molto divertente», e dopo la dicono e a me, devo dire, non mi sembra quasi mai una cosa così divertente.
Allora la condizione in cui sono, dover raccontare delle cose comiche che mi sono successe, probabilmente la maggior parte dei lettori non le troveranno tanto comiche, un po’ per via del fatto che probabilmente non sono, così comiche, un po’ per via del fatto che il riso, come dice un mistico probabilmente caucasico che si chiama Gurdjeff, nasce da un’oscillazione tra il sì e il no, gioca sulla sorpresa, sull’inaspettato, sull’imprevisto, e mi viene in mente una cosa che mi è successa in Russia, il giorno che siamo tornati, che quando siamo partiti, alle sei e mezza del mattino, da San Pietroburgo, per andare all’aeroporto,edavanti all’albergo, in Artillerijskaja ulica, siamo montati sulla corriera e io mi son messo a contare se c’eravamo tutti, e eravamo uno in più.
C’era un signore, vestito di blu, che dormiva.

Io avevo pensato che fosse un amico dell’autista, ma l’autista non lo conosceva e l’ha svegliato e l’ha preso poi per le ascelle l’ha fatto scendere dalla corriera.
Era un signore che aveva un po’ bevuto, mi han detto, e che ci ha visto montare sulla corriera e, non che ci fosse freddo, era luglio, ma eran le sei del mattino, voleva probabilmente stare un po’ al caldo, cullato del motore della corriera, si è messo in fila, è montato in corriera, si è seduto e si è addormentato subito.
Ecco, questa cosa, per esempio, non mi era mai successa, una cosa del genere, e questa è una cosa che io definirei comica, inaspettata, imprevista.
C’è una ragazza che legge le cose che scrivo che un po’ ci conosciamo che una volta mi ha detto che lei, a leggere le cose che scrivo, si immagina che io mi diverta tantissimo, nella mia vita. Ecco, secondo me non è vero, io non mi diverto, tantissimo, però di cose strane, inaspettate, mi sembra che un po’ me ne succedano e mi viene in mente per esempio un monumento che ho visto non a San Pietroburgo, a Mosca, dove son stato qualche giorno prima, e è un monumento che ha a che fare con quello che mi è successo tanti anni fa, nel ‘99, che era una cosa che allora non mi aveva fatto tanto ridere, ero in una situazione che non mi veniva da ridere, ero in ospedale, mi ero ustionato, mi mancava un terzo della pelle, al posto della pelle carne viva, e ci sarei rimasto 77 giorni di seguito, e avrei fatto sette operazioni, e un giorno mi era venuto a trovare il mio amico Marco e io gli avevo detto che, in ospedale, la gente mi sembrava stranissima che non mi trovavo benissimo, e lui mi aveva detto «Sì, però anche fuori». «Fuori?», gli avevo chiesto io. «Eh, – mi aveva detto lui, – a Mosca». «A Mosca?», gli avevo chiesto io. «Eh, – mi aveva detto lui, – io adesso son stato a Mosca, e a Mosca, – aveva detto, – c’è un architetto che ha fatto una statua per i 500 anni della scoperta dell’America, una statua di Cristoforo Colombo, sai come l’ha fatta? Alta, voglio dire. Cento metri. Forse anche centodieci non esagero mica. Quella statua lì l’ha presentata agli Stati Uniti, gli Stati Uniti gliel’han rifiutata. Eh, ha detto Tsereteli, si chiama Tsereteli, questo architetto, e adesso cosa faccio? si è chiesto. Aspetta che la presento alla Repubblica Dominicana. L’ha presentata alla Repubblica Dominicana, la Repubblica Dominicana l’han rifiutata. Eh, ha detto Tsereteli, e adesso? Presentiamola a Cuba. L’ha presentata a Cuba, Cuba gliel’han rifiutata. Eh, ha detto Tsereteli, e adesso? Io quasi quasi la presento alla Guinea Bissau. L’ha presentata in Guinea Bissau, Cosa c’entriamo noi con la scoperta dell’America? gli han detto la Guinea Bissau. Ah, gli ha detto Tsereteli, pensavo. Ha fatto il giro di altri tre o quattro paesi sudamericani, – mi ha detto Mario, – Argentina Brasile Cile Costa d’Avorio, Cosa c’entriamo noi della Costa d’Avorio? gli han detto a Tsereteli in Costa d’Avorio. E, va be’, gli ha detto Tsereteli, quante storie. Anche in Guinea Bissau, le stesse difficoltà. È sempre cultura, gli ha detto. Rifiutata anche in Costa d’Avorio. È andato dal sindaco di Mosca, Tsereteli, Lužkov, si chiama, – mi ha detto Mario, – Compagno Lužkov, gli ha detto Tsereteli, in memoria dei vecchi tempi aiutami a risolvere questo grave problema che solo di materiale ciò settanta tonnellate di roba che non le vuole nessuno. Compagno Tsereteli, dov’è il problema? gli ha detto Lužkov a Tsereteli, fammi vedere un po’ questa statua, gli ha detto. Sono andati, hanno visto. Sì sì sì sì, bene bene bene, ha detto Lužkov, te la prendiamo noi. Solo, devi fare una piccola modifica. Che modifica? dice Tsereteli. Tagli la testa, ci metti la testa di Pietro il grande. Così adesso a Mosca, in centro, su un isolotto artificiale della Moscova c’è un Pietro il grande al timone di una caravella che domina tutta la città tutto illuminato di notte, – mi ha detto Mario – . Non c’è mica tanto da stare allegri, – mi ha detto, – anche fuori». Ecco, io questa cosa l’ho anche già scritta, in un modo leggermente diverso, in un romanzo che è uscito nel 2001 e che si chiama Grandi ustionati ma quest’anno, nel 2017, io, prima di andare a San Pietrobugo sono andato a Mosca e per la prima volta ho visto dal vivo i 96 metri di Cristoforo Colombo con la testa di Pietro il grande su un isolotto artificiale della Moscova e, non che abbia riso tantissimo, ma son stato contento, devo dire.

[Uscito ieri sul Fatto quotidiano]