A volte si ripetono

mercoledì 25 Novembre 2015

tumbas nootebbom

Chi giace nella tomba di un poeta? In ogni caso non il poeta, questo è sicuro. Il poeta è morto, altrimenti non avrebbe una tomba. Ma chi è morto non si trova più da nessuna parte, nemmeno nella propria tomba. Le tombe sono ambigue: custodiscono qualcosa e non custodiscono niente. Questo, naturalmente vale per qualsiasi tomba, ma nel caso di quelle dei poeti e degli scrittori c’è anche qualcosa d’altro. C’è una differenza. La maggior parte dei morti tace. Non dice più niente. Ha – letteralmente – già detto tutto. Per i poeti non è così. I poeti continuano a parlare. A volte si ripetono. Succede ogni volta che qualcuno legge o recita una poesia per la seconda o per la centesima volta. Parlano anche ai non nati, a che non viveva ancora quando hanno scritto quel che hanno scritto.
Perché si va sulla tomba di una persona che non si è mai conosciuta? Perché ci dice ancora qualcosa, perché dice qualcosa a te, qualcosa che ti risuona ancora nelle orecchie, che ti è rimasta in testa e che probabilmente non riuscirai mai a dimenticare, qualcosa che conosci a memoria e che, di tanto in tanto, a bassa o ad alta voce, ripeti.

[Cees Nooteboom, Tumbas. Tombe di poeti e pensatori. Fotografie di Simone Sansen, traduzione di Fulvio Ferrari, Milano, Iperborea 2015, p. 11]