злорадствовать

sabato 27 Ottobre 2018

Anche se, nei pezzi che sto pubblicando in questo periodo, parlo di calcio, io, devo confessare, sono un appassionato di letteratura russa, sono uno che crede che la letteratura russa sia la letteratura più bella del mondo, e la cosa, secondo me, che la rende la più bella del mondo, è il fatto che fa male.
Io mi ricordo quando, avrò avuto quattordici o anni, ho cominciato a leggere Delitto e castigo, di Dostoevskij, e sono arrivato al punto in cui Raskol’nikov, il protagonista, si chiede «Ma io, sono uno come Napoleone, o sono uno che non vale niente, come un insetto?», e per dimostrarsi che lui non è come un insetto, ma è come Napoleone, uccide due donne, con una scure; ecco, io, allora, non ho ucciso nessuno, ma mi sono chiesto anch’io, come Raskol’nikov, «Ma io, sono uno come Napoleone, o sono uno che non vale niente, come un insetto?», e questa domanda, la cosa che me la rendeva cara, la cosa che mi piaceva, di questa domanda, era il fatto che mi faceva star male; ho cominciato allora, che avevo 14 anni, e non ho ancora smesso, di star male, e la letteratura russa, la cosa che la rende diversa da tutte le altre letterature, per conto mio, è il fatto che mi ha fatto star peggio della letteratura americana, di quella italiana, di quella spagnola, di quella inglese e di quella sudamericana messe insieme.
Il calcio, una delle cose che mi piace, anche del calcio, è il fatto che mi fa star male. In questo son fortunato perché tengo per una squadra che, al momento, non lotta per vincere il campionato o una coppa europea, lotta per non retrocedere, il Parma, e quest’anno, quando sono andato a vedere per esempio Spal Parma, seconda partita del Parma in questo campionato, io quando sono entrati in campo quasi quasi speravo che non giocassero perché avevo una gran paura che il Parma perdesse e facevo bene, a avere paura, perché il Parma, effettivamente, quella partita, l’ha persa, e io son stato abbastanza male, e è stata una partita bruttissima, un ultrà del Parma mi ha anche versato in testa della birra, anzi, diciamola bene: risalendo dal bagno su per i ripidi gradini dello stadio Renato Dall’Ara, ho preso contro, con la testa, a un bicchiere di birra che un ultrà del Parma stava tenendo in mano e me la sono versata un po’ in testa da solo, la birra, è stato un pomeriggio tristissimo e per questo memorabile, non come quando ho cominciato a leggere Delitto e castigo, ma su quella strada lì, devo dire.
Quindi, secondo me, una cosa bella del calcio, come della letteratura, è il malessere che provoca, e il calcio, tra l’altro, secondo me ha anche molto a che vedere con una parola russa che comincia con il prefisso zlo-, che significa “male”, e questa parola è “zloradstvovat’”, che significa, più o meno, “gioire del male altrui”.
Ecco: la partita di cui vorrei parlare questa settimana è un quarto di finale di Champions league che si è giocato poco più di sei mesi fa, il tre aprile di quest’anno, eppure, a vederne i riflessi filmati, come si dice, sembra una partita di un’altra epoca perché nella Juventus c’era un attaccante argentino, Higuain, che adesso sembra un sacco di tempo, che non gioca più nella Juventus, e c’era un portiere, nella Juventus, Gigi Buffon, che adesso è emigrato in Francia e sembra un sacco di tempo, che non gioca più nel campionato italiano. E nel Real Madrid c’era un giocatore, Cristiano Ronaldo, che adesso sembra un sacco di tempo, che non gioca più nel Real Madrid, e è stato un giocatore che in quella partita è stato abbastanza decisivo perché dopo tre minuti aveva già fatto gol per il Real Madrid. Una sfortuna, prendere un gol subito dopo tre minuti in una partita così importante, e con una difesa che di solito era così forte si comportava così bene.
Che poi, a guardare i riflessi filmati, la Juventus avrebbe potuto pareggiare più di una volta invece, accidenti, la difesa del Real Madrid, quella sera, si vede che erano proprio in una forma straordinaria a cominciar dal portiere, Keilor Navas, che ha fatto una parata d’istinto su un tiro da pochi metri di Higuain che tutti i tifosi della Juventus avevano già urlato al gol, invece, accidenti, non era gol, era parata.
Una sfortuna, proprio. C’è da dire che, il Real Madrid, quella partita, ha preso una traversa piena e ha sbagliato qualche gol di pochi centimetri, sono stati un po’ sfortunati anche loro, è stata proprio una partita sfortunata, sia da una parte che dall’altra, una di quelle partite che ce n’è una ogni cento anni, così.
Per esempio Paulo Dybala, un giovane attaccante della Juventus, lui, Paulo Dybala, eravamo ancora nel primo tempo, era in area di rigore, sta per avvicinarsi pericolosamente alla porta, c’è stato un contrasto con un avversario, d’un tratto Dybala è caduto per terra che si contorceva che chissà che male gli avevano fatto, viene in mente a guardare la scena.
“Rigore!”, avran pensato i tifosi della Juventus che gremivano in ogni ordine di posti lo stadio della Juventus che è uno stadio moderno, inaugurato nel 2011, ma che ha già cambiato nome, per un po’ si è chiamato Juventus stadium, adesso si chiama Allianz stadium, benché in Italia non ci sia nessuna squadra che si chiami così, Allianz, ma pazienza. “Rigore”, dicevamo, avranno pensato tutti i numerosi tifosi della Juvenuts che, quella sera di poco più di sei mesi fa, popolavano l’Allianz, invece l’arbitro, il signor Cuneyt Cakir da Istanbul, non solo non aveva dato rigore, aveva ammonito anche Paulo Dybala per simulazione, che i tifosi della Juventus presenti quella sera all’Allianz devono aver pensato “Be’, pazienza, un’ammonizione, cosa vuoi che sia”, solo che se ne sono accorti poi al sessantaseiesimo, quando Paulo Dybala è stato espulso, di cosa vuol dire un’ammonizione.
Anche se, a questo proposito, ci sono da dire almeno due cose: che Paulo Dybala, al sessantaseiesimo, ha fatto un fallo così bruttino che forse lo espellevano comunque anche se non lo avessero ammonito nel primo tempo, e che allora, al sessantaseiesimo, ormai eran già due minuti che il Real Madrid aveva già fatto il secondo gol, sempre Ronaldo, che si vede era in forma, quella sera lì. Non tanto in forma, quella sera lì, dev’esser stato Buffon, che sei minuti dopo l’espulsione di Dybala, al settantaduesimo, aveva fatto un’uscita non proprio impeccabile e aveva preso il terzo gol, molto sfortunato anche Buffon, quella sera lì, e sfortunatissimo, va detto, un giocate colombiano che si chiama Cuadrado, che verso la fine della partita avrebbe potuto segnare il cosiddetto gol della bandiera, 3-1, ma gli era venuto fuori un tiro così scombinato che il gol della bandiera non l’aveva mica segnato. «Be’, poco male, – devono aver pensato gli spettatori – perdere 3 a 0 o perdere 3 a 1 che differenza c’è?». L’avrebbero capito otto giorni dopo, che differenza c’è, quando, a Madrid, allo stadio Santiago Bernabeu, si sarebbe giocato il ritorno dei quarti di finale di Champions league. E è precisamente quella, la partita di cui parleremo la prossima settimana.

[Uscito ieri sulla Verità]